venerdì 17 dicembre 2021

"Il contagio" : il meraviglioso romanzo di una Roma negli anni di "mafia capitale"

Sinossi
Per me ormai Roma è questa, non quella del Pantheon o di piazza Euclide; non i monumenti di gesso che si ammirano dal Gianicolo, né il giro di cupole e campanili che disegnano i gabbiani dalla Terrazza Olivetti. La Roma che per lui era straniera, da volerci quasi il visto per entrarci, è ormai straniera anche per me: non mi restano che le borgate, ma le borgate senz'anima perché l'anima delle borgate era lui. Per gli altri sono "il professore", detto con stima e ironia - il "buana" bianco che non conosce le usanze, il pollo da spennare, il gay attivo che comunque si inchiappettava uno dei loro, la persona di rispetto a cui chiedere il parere su un'irregolarità amministrativa o informazioni su un episodio storico: tra le identità che ho assunto nel tempo, mi pare una delle più accettabili. Il progetto meno opaco che riesco a formulare è trasferirmi all'estero, in una geografia immaginaria dei paesi in cui mi è stato concesso di far l'amore con Marcello (più o meno come in quei giochi dove si ricostruisce una figura congiungendo i punti con un tratto di penna); mezzo per caso mezzo per volontà, la parte di mondo che mi sarebbe consentita ha ai suoi vertici Chicago e Sharm el-Sheikh, Amsterdam e Abu Dhabi, Rio de Janeiro e Barcellona, Cuba e Berlino - il territorio in cui l'ho posseduto è libero dai mostri. Il romanzo più estroverso di Walter Siti torna in libreria con un Post scriptum inedito dell'autore.

Recensione
Un professore per amore di un culturista contagiato da un’umanità schiava del consumismo

"Andrea Cortellessa, Tuttolibri - La Stampa"

Diranno i posteri se la trilogia compiuta da Walter Siti due anni fa con Troppi paradisi è davvero il monumento che non solo a me appare; ad esempio per Giorgio Ficara - sullo scorso Tuttolibri - Siti è l'esempio del «romanziere italiano contemporaneo» che «ha rinunciato alla continuità con se stesso, con la sua stessa letterarietà e i suoi fondamenti». C’è da scommettere che Siti sarebbe d'accordo, facendosene anzi un titolo di merito. (Ma il tramonto «scenografico» citato a suo carico da Ficara non è che uno dei «colori da videogioco» del paesaggio di borgata. Un esempio dell'infallibile consapevolezza di Siti dell'inautenticità da lui rappresentata; una marca del suo stile, dunque.)
Della sullodata trilogia Il contagio è insieme la continuazione e l'abiura. Se lì la lente era sulla «sperimentalità» di un io ingrandito sino all'iperbole - la più sottile delle finzioni - qui le prime centosessanta pagine stordiscono con una narrazione tutta in terza persona, pressoché depurata da digressioni «saggistiche» e autobiografiche. L’invasivo io della trilogia è ridotto a figura sullo sfondo, comparsa fra le innumerevoli che formicolano parossisticamente sulla tela: è «il professore», per formazione e milieu estraneo all’ambiente in cui s’è voluto immergere - se l'è voluto anzi «inoculare», sperimentalmente esponendosi al «contagio», appunto - per amore del culturista Marcello, già memorabile deuteragonista di Troppi paradisi. Mentre lui, il «professore», è presentato «astratto nella sua metafisica», la realtà descritta - la plaga mucillaginosa, per dirla con l'Istat, di un’umanità schiava del consumismo mediatico sino alla tossicodipendenza - è tutta e spietatamente fisica: senza i piani ulteriori, filosofici, ideologici, persino religiosi, che connotavano la trilogia. Rispetto a quell'espressionistica conduzione tutta «in soggettiva», non c'è dubbio che questa sia pure esasperata oggettività retroceda a una cifra naturalistica. Naturalistica è del resto pure la struttura della prima parte, che usa - come baricentro, batisfera in questi orizzontali Sargassi umani - uno stabile sito nell'immaginaria Via Vermeer, dei cui abitanti si narrano appunto le vicende. Con un doppio omaggio, dunque: allo Zola più entomologico, quello di Pot-Bouille (del comportamento dei borgatari si dice che è più della «colonia» che non dell'«individuo») e all'«elogio del quotidiano», per dirla con Todorov, del grande descrittore fiammingo.
La seconda parte, per fortuna, scompiglia le carte: oltre a due veri e propri saggi, sull’antropologia delle borgate e sul significato simbolico della cocaina, s’incastonano altri materiali spuri che fanno esplodere la struttura naturalistica riammettendo anche, a sorpresa e non senza squilibri, la scrittura in prima persona: ora sentimentalmente survoltata al resoconto accorato di tutti i disinganni patiti. Soprattutto c’è l'episodio vertice del libro, Viaggio in Olimpo, che finalmente si concentra su un personaggio, il piccolo spacciatore Mauro, narrandone l’abortita educazione sentimentale e culturale (una specie di Martin Eden incompiuto, che scaraventa sulla borghesia intellettuale di sinistra tutta l’acrimonia di una plebe di destra finalmente libera di compiacersi tale: «Vi rendete conto che non fate altro che proibire?… non l'avete ancora capito che la gente vuol partecipare allo schifo?»). È la chiave del libro: che lo sottrae allo schematismo sociologistico (a Siti una volta diagnosticato da Daniele Giglioli) nonché al partito preso «realistico».
La formula magica di Troppi paradisi, che gli ha attirato anche non pochi avversari, era una sorta di epochè ideologica e morale: sul fango dell’umanità post-reale non ci si permettevano giudizi di sorta. Non che ora questi risuonino, per carità; ma la desolazione amarissima - di una sinistra sconfitta e schiava di una «volontà» che non trova più corrispondenza nel reale, di una destra vittoriosa ma non meno schiava di una realtà priva d’«intenzionalità» - qui davvero non ammette riscatto. Non è solo il «paesaggio», questa «poltiglia» che «non smette di arrendersi» (come Siti una volta definisce la «sua» borgata): siamo tutti noi. Non solo, si capisce, nella città che ha visto la resistibile ascesa del Sindaco-Duce.

L'autore
Walter Siti (1947, Modena)
Critico, letterato, saggista italiano.
Formatosi alla Scuola Normale Superiore di Pisa, ha insegnato nelle Università di Pisa, Cosenza, L'Aquila. È il curatore delle opere complete di Pier Paolo Pasolini. Tra i suoi libri ricordiamo: Scuola di nudo (Einaudi, 1994), Un dolore normale (Einaudi, 1999), La magnifica merce (Einaudi, 2004), Troppi paradisi (Einaudi, 2006), Il contagio (Mondadori, 2008) - dal quale viene tratto un film nel 2017 -, Autopsia dell'ossessione (Mondadori, 2010), Resistere non serve a niente (Rizzoli, 2012, vincitore del Premio Strega 2013), La voce verticale. 52 liriche per un anno (Rizzoli, 2015), Bruciare tutto (Rizzoli, 2017)
Nel 2007 è stato finalista al Premio Bergamo; nel 2009 ha vinto il premio letterario Dedalus. Dal novembre del 2008 tiene sulla «Stampa» di Torino una rubrica di televisione intitolata La finestra sul niente.
Ha scritto anche diversi racconti, tra i quali: Benvenuta Rachele (in Questo terribile intricato mondo. Racconti politici, Einaudi, 2008), Walter Siti incontra Ercole (in Corpo a corpo. Interviste impossibili, Einaudi, 2008), Requiem per una sceneggiatura non scritta (in Malaitalia. Dalla mafia alla cricca e oltre, Guanda, 2010).
Tra i suoi saggi si ricordano: Il realismo dell'avanguardia (Einaudi, 1975), Il neorealismo nella poesia italiana. 1941-1956 (Einaudi, 1980), Il canto del diavolo (Rizzoli, 2009) e Il realismo è l'impossibile (Nottetempo, 2013).
Ha pubblicato inoltre su varie riviste italiane e straniere («Nuovi argomenti», «Paragone», «Rivista di letteratura italiana» e altre) saggi su Montale, Penna, Pierpaolo Pasolini e sulla poesia italiana contemporanea.

Un estratto di "Polvere e cenere" della scrittrice Samantha Colombo

La trama
Il 16 ottobre 1896, la vita di Gloria Galt cambia. Di nuovo. Dopo aver vissuto molti anni lontana dal Surrey, approda sulle coste inglesi e giunge a Londra, la città più moderna e cosmopolita del mondo. Il soggiorno, legato a impegni lavorativi, si trasforma in un incubo: la sua carrozza viene presa d’assalto da una banda di criminali, il vetturino ucciso e del suo compagno di viaggio si perdono le tracce. Rifugiatasi nella casa della misteriosa famiglia Ravensdale, viene a scoprire di essere ritenuta l’unica colpevole dell'omicidio. Costretta a nascondersi nell’East End, inizia un percorso di rinascita e consapevolezza. Tuttavia, ben presto, i ricordi e il passato doloroso e oscuro di Gloria riaffiorano.

Prima parte - Il ritorno
Bermondsey
Si precipitò all’esterno. Corse via, divincolandosi da una stretta di tabacco e sudore che le rubava il respiro e, in un attimo, la folla assiepata in quella bettola le fu alle spalle. Con uno scatto si era ritrovata lì, l’aria pungente della sera a lambirle il volto, le unghie conficcate nel legno scuro della vecchia ringhiera, divorata dalle nebbie e dall’acqua del fiume. Appena pochi piedi sotto le suole e più giù, oltre quelle assi precarie, il Tamigi si infrangeva contro i piloni di sostegno, artigli senza tempo che si aggrappavano scricchiolando al fondale. Avvertiva le gocce di quell’acqua fetida e tumultuosa raggiungere le sue guance; le onde si increspavano a ricordarle la loro temibile forza, a reclamare il tributo di una nuova anima disperata e sola. Alcune chiatte ormeggiate danzavano in balia della corrente, insetti neri e lucidi che si confondevano nella penombra. Respirava ancora a fatica, guardandosi intorno nella notte rischiarata dalla luna piena e dalle fioche luci di Bermondsey, quella sera di metà maggio del 1897. Lontani, di fronte a lei, i moli di Wapping tagliavano la notte con i profili maestosi, custodendo nel loro ventre i tesori del fiume più ricco al mondo, in un luogo dove ogni carrucola e ciascun carrettiere diventavano ingranaggio di un inarrestabile commercio. In quell’istante, mai come allora, si sentì imprigionata, oppressa come le vecchie case intorno, contorte tra assi marcescenti e mattoni velati di fuliggine. Erano lì, in strenua resistenza all’inabissarsi nel fiume, a soffocare i lumi che fendevano la foschia, monoliti di una vecchia
Londra sudicia e corrotta che no – lo sapeva fin troppo bene – non era affatto scomparsa. D’un tratto, un ubriaco spuntato da chissà dove iniziò a emettere borbottii senza senso, incespicando sulle vicine scale logore che scendevano dritte nel fango della riva, già pronte per essere inghiottite alla prossima alta marea. Tanto bastò a spaventarla, a far sussultare lei, che il coraggio aveva imparato a indossarlo come l’abito migliore. Fu attraversata da una paura che dalle viscere risaliva direttamente in gola, a distogliere la sua attenzione da quel paesaggio derelitto intento a sopraffarla, e già con il busto aveva finito per sporgersi più del dovuto. In quell’istante le fu chiaro che tutto stava cambiando. Chiudendo gli occhi, quel nome appena intravisto, stampato con inchiostro nero sulla carta di un giornale e impresso in modo indelebile nei suoi occhi, riaffiorò in un sussurro che si perdeva nella notte. «Hawkesworth!».

L'autrice 
Samantha Colombo è nata a Busto Arsizio nel 1980. Laureata in Etnomusicologia, si occupa di editoria digitale, collabora con riviste musicali ed è consulente per un quotidiano. Con un nome le cui origini letterarie si perdono in tempi remoti, vive da sempre in bilico tra presente e passato, forse anche per questo motivo le pagine che scrive compiono un viaggio a ritroso nella storia. Ha pubblicato diversi saggi e racconti, Polvere e cenere è il suo primo romanzo. 

martedì 14 dicembre 2021

Buone Feste da Gialli e Neri


 

Un anno e mezzo con "Il Signore di notte"

Oltre ai tradizionali festeggiamenti, la fine dell’anno coincide anche con i bilanci e non solo quelli economici. In particolare quello del libro Il Signore di Notte, un libro giallo ambientato nella Venezia del 1605, è insolitamente lungo perché abbraccia un periodo di diciotto mesi, cioè da quando è stato pubblicato.
I lettori lo hanno definito appassionante, avvincente, interessante, coinvolgente, di spessore storico e addirittura istruttivo, con riferimento in tal caso alle informazioni storiografiche che contiene. Infatti, pur restando un giallo fitto fitto con una trama di pura fantasia, nel racconto rivivono personaggi realmente esistiti all’epoca e divagazioni su usi e costumi dell’antica Venezia, fatti e fatterelli, aneddoti e perfino favole. Il tutto contestualizza il racconto e aiuta il lettore a calarsi nell’atmosfera della città dei dogi tra la fine del Rinascimento e l’inizio del Barocco. Come la corposa bibliografia in coda al libro testimonia, questo ha comportato un certosino lavoro di documentazione per collocare fatti e interpreti al posto giusto e nel momento giusto.
Poi ci sono le recensioni, le segnalazioni e i rilanci delle notizie da parte dei media che hanno sfiorato quota trecento.
La trama scorre agile fin dall’inizio, quando in una misera casupola viene rinvenuto il cadavere di un nobile sull’orlo della rovina. Sul luogo si precipita il protagonista, Francesco Barbarigo, uno dei sei Signori di Notte, magistrati e insieme capi della polizia, tutori dell’ordine pubblico in città. Sulle prime pensa che il caso sia una passeggiata, ma presto le cose si complicano tra scontri, agguati e nuovi omicidi o quelli che riemergono dal passato.
La figura del Barbarigo sta agli antipodi rispetto a quelli di certi investigatori ai quali TV e letteratura gialla ci hanno abituato, quelli che sanno tutto, che capiscono tutto e risolvono tutto. Lui invece è pasticcione, goffo, confusionario, inesperto e pure arrogantello. A volte fa sorridere per i suoi esilaranti fallimenti, altre infastidisce. Indaga a casaccio sull’onda dell’improvvisazione o si lancia in congetture improbabili. È anche un uomo complicato, contorto, sempre indeciso e preoccupato di salvare la faccia, mentre a getto continuo affiorano in lui brutte reminiscenze di un passato che non riesce a buttarsi alle spalle.
Per lo più incappa in una relazione strampalata con una dama tanto bella quanto indecifrabile. Vorrebbe fosse un rapporto disinvolto, giusto per il proprio comodo, ma lo assale la paura dell’innamoramento, situazione che ha già vissuto e con mai assopito dolore. Il timore di perdere la dama da una parte e quello di ripetere la brutta esperienza dall’altro gli procurano nuove angosce oltre a quelle che già lo divorano a causa degli impicci delle indagini nelle quali si è infilato.
In soccorso dell’investigatore improvvisato accorre un capitano delle guardie che ha tutta l’esperienza che a lui manca. Il connubio tra i due porterà alla risoluzione del caso, ma dovranno penare un bel pezzo per arrivarci.

Redazione Gialli e Neri

lunedì 13 dicembre 2021

"Omicidio d’artista" è il romanzo d'esordio di Eleonora Scano

SINOSSI
Cloe è un giovane av­vocato alle prime ar­mi il cui studio, qu­ello per il quale la­vora, le affida semp­re le cause minori e poco coinvolgenti. Una vita che scorre tutto sommato in modo lineare, tra il de­siderio di non socco­mbere ai ricordi più brutti, legati a un tragico evento del passato, e la ricerca della felicità. Un giorno, però, una telefonata dalla zia Bice dà una scossa alla sua esistenza: la mansarda di cui è proprietaria è andata a fuoco nel cuore della notte e nell'i­ncendio è rimasto vi­ttima l'inquilino, Alex Cerruti, un affa­scinante e tormentato artista di 40 anni. Alla donna adesso serve aiuto. Capire cosa è successo, inf­atti, è fondamentale per richiedere il giusto risarcimento all'assicurazione e la nipote laureata in legge sicuramente può offrirle il giusto supporto. Pian pia­no Cloe si trova coi­nvolta così in una situazione sempre più intricata che, tra mille dubbi, ripensa­menti e colpi di sce­na, in una Torino ca­otica e seducente, con l'aiuto dell'intr­aprendente amica Lor­edana, tenterà di sg­rovigliare, scoprendo una verità inaspet­tata e sorprendente, perchè non sempre la prima impressione è quella che conta.

BIOGRAFIA
Eleonora Scano è nata a Cagliari, dove si laurea nel 2004 in Ingegneria. Dal 2009 risiede a Torino dove svolge attività di modellazione 3D e programmazione soft­ware. Da sempre appa­ssionata della lette­ratura, soprattutto narrativa e genere noir, si è da sempre dedicata alla scritt­ura di racconti e ro­manzi.

"Omicidio d’artista" è il suo primo libro pubblicato.

domenica 12 dicembre 2021

La nostra intervista a Natascia De Filpo

1. Che cosa fa un editor? Puoi spiegare in parole semplici in che cosa consiste il tuo lavoro e perché è così importante per un libro?
L' editor in genere interviene sulla struttura del romanzo, ridefinisce i personaggi se risultano incoerenze, ridisegna scheletro e dialoghi nel caso ci siano buchi temporali, o ripetizioni. Non interviene sullo stile dell'autore, ma semplicemente da tutto ciò che ritiene necessario possa servire a rendere il testo più fluido e scorrevole( insieme all 'autore naturalmente e con il suo consenso. 
Per la pubblicazione di un libro è importante perché il lettore oltre a una bella storia, originale e interessante, deve potersi immergere in una lettura che sia senza intoppi o errori.

2. Qual è la parte più bella del tuo lavoro e quale la più noiosa?
La parte più bella del mio lavoro è sicuramente l'inizio, la curiosità di immergerti in una lettura nuova, piena di sorprese e di ciò di ignora tutto. Anche se leggi prima la trama, non sai bene a cosa vai incontro finché non ci si è davvero"dentro"al romanzo. La parte che non amo, credo non esista... Forse quando mi sottopongono un testo poco valido dal punto di vista strutturale e devi stravolgere in qualche modo la storia per renderlo chiaro e comprensibile, mi è successo raramente però perché nella maggior parte dei casi cerco (sempre insieme all'autore) di iniziare di nuovo a scrivere il testo con ordine e in modo migliore.

3. Come si diventa editor? Quali studi vanno fatti e quali conoscenze deve possedere chi vuole intraprendere la carriera dell’editor? 
Per intraprendere la carriera di editor un punto di vantaggio è aver studiato lettere... Ma ci sono anche corsi di formazione e master in editoria, che ti preparano proprio per avviarti a questa splendida professione.

4. Come cambia davvero un testo dopo l’intervento di un editor?
Dopo l'intervento di un editor(se necessaria) il testo assume un aspetto più lineare e con una struttura limpida e ordinata.

5. Che cosa ti senti di consigliare a un autore esordiente prima di spedire un manoscritto a una casa editrice?
Agli autori emergenti consiglio di non mollare, di seguire ciò che suggeriscono mente cuore e penna! Di insistere fino allo sfinimento, da qualche parte esiste un editore che capirà fino in fondo il valore del testo e se ne innamorerà.

6. Il libro perfetto secondo la tua esperienza ultradecennale di editor?
Il libro perfetto per me resta sempre 1984 di George Orwell.

Biografia di Natascia De Filpo
Nasce a Milano nel 1974. Dopo gli studi umanistici inizia la sua carriera letteraria pubblicando varie sillogi poetiche d racconti. Ora lavora come editor e correttrice di bozze free lance, con varie case editrici. Ama la letteratura russa, i gialli e la poesia.

Redazione Gialli e Neri

venerdì 10 dicembre 2021

"Valery Rossa", il giallo della scrittrice Milena Rega

Sinossi
È un afoso pomeriggio di agosto dell'anno 2020. La riviera romagnola si è risvegliata dopo il lockdown nazionale per l'emergenza Covid19 e la vita sembra tornata alla normalità. L'avvocato Cesare Sorgia entra nel bar vicino al foro di Rimini per il solito caffè, ma quel giorno il destino ha un piano diverso per lui. L'uomo beve dell'acido disciolto nel bicchiere d'acqua che una barista distratta gli ha servito insieme al caffè e viene ricoverato in condizioni disperate. Nel frattempo, la giovane e aspirante giornalista bergamasca Nicole Fretti arriva a Riccione per un colloquio di lavoro presso la redazione di "Romagna Futura", una rivista fondata dall'affabile e avvenente Danilo De Angelis, turbato - nonostante le apparenze - dalla morte di una collega uccisa qualche anno prima in casa sua per mano di uno squilibrato difeso proprio dallo stesso Sorgia. Si fa quindi concreta l'ipotesi che ciò che è accaduto all'avvocato non sia stato un incidente, ma qualcuno, forse per vendetta, abbia deciso di attentare alla sua vita. Nicole, tramite i social, inizia a scoprire molti retroscena sul personaggio di Valeria Montini, alias Valery Rossa, un'autrice emergente la cui particolarità era proprio quella di avere una capigliatura color rosso naturale...

Dalla quarta di copertina
Opera finalista al Premio 1 Giallo x 1.000 quarta edizione. È un afoso pomeriggio di agosto dell'anno 2020. La riviera romagnola si è risvegliata dopo il lockdown nazionale per l'emergenza Covid19 e la vita sembra tornata alla normalità. L'avvocato Cesare Sorgia entra nel bar vicino al foro di Rimini per il solito caffè, ma quel giorno il destino ha un piano diverso per lui. L'uomo beve dell'acido disciolto nel bicchiere d'acqua che una barista distratta gli ha servito insieme al caffè e viene ricoverato in condizioni disperate. Nel frattempo, la giovane e aspirante giornalista bergamasca Nicole Fretti arriva a Riccione per un colloquio di lavoro presso la redazione di "Romagna Futura", una rivista fondata dall'affabile e avvenente Danilo De Angelis, turbato - nonostante le apparenze - dalla morte di una collega uccisa qualche anno prima in casa sua per mano di uno squilibrato difeso proprio dallo stesso Sorgia. Si fa quindi concreta l'ipotesi che ciò che è accaduto all'avvocato non sia stato un incidente, ma qualcuno, forse per vendetta, abbia deciso di attentare alla sua vita. Nicole, tramite i social , inizia a scoprire molti retroscena sul personaggio di Valeria Montini, alias Valery Rossa, un'autrice emergente la cui particolarità era proprio quella di avere una capigliatura color rosso naturale...

Autrice
Milena Rega nasce a Rimini il 9 maggio 1979, ma da anni vive nella vicina Riccione. Fin da ragazzina coltiva la passione per la letteratura e la scrittura e a sedici anni inizia a scrivere romanzi di genere thriller e noir. A diciotto ha pubblicato il suo romanzo d'esordio: "Le farfalle dorate"(1997), di seguito "Proserpin" (2011) con la casa editrice SNC Edizioni, "Balli di sangue" (2020) con 0111 Edizioni e "Blu perfetto" (2020) con la casa editrice WritersEditor.

Hotel d’Angleterre: un romanzo storico nell’Italia del 1911

1911. In un ufficio del ministero della Guerra scompaiono documenti riservati. Da Roma a Salerno: l’intreccio si sviluppa in un albergo di provincia, con cinque ospiti, un segreto e un intrigo internazionale in un romanzo storico e una spy story dal ritmo serrato, in piena Belle Époque, mentre l’Italia monarchica comincia la sua avventura coloniale. Ecco "Hotel d'Angleterre", secondo romanzo di Carmine Mari, pubblicato da Marlin editore (collana "Il portico", pagine 416, € 18,00, marlineditore.it), la casa editrice fondata da Tommaso e Sante Avagliano, e giunto alla II edizione. Dopo il sold out a Salerno Letteratura Festival 2021, il libro ha vinto il Premio “Giallo al centro 2021” con un doppio riconoscimento: sia da parte della Giuria online sia da parte della Giuria artistica. Si tratta di una rassegna di letteratura gialla e noir a cura dell'Associazione culturale “Macondo” di Rieti.
Chi ha paura dei diritti delle donne? L’Interrogativo domina in un affresco che racconta i troppi nodi irrisolti della società italiana, come l’occasione mancata o comunque imperfetta dell’Unità d’Italia, così come evidenziata dagli studiosi del meridionalismo, mentre si commemorano i 160 anni. Nel 1911 si celebrava invece il cinquantesimo anniversario. In più, la vicenda risulta ancora di più attuale, oggi come ieri, se ci si confronta con la cronaca di questo periodo: i documenti consegnati a una potenza straniera, l’arresto del militare italiano e l’allontanamento dei diplomatici russi.
Sul romanzo, presente nelle librerie e negli store on-line, così si pronuncia lo scrittore Luca Crovi, autentico esperto nel campo dei gialli come romanziere e saggista, nella quarta di copertina: «Non mi risulta che Carmine Mari sia mai stato un agente segreto ma sicuramente ha un talento incredibile per scovare storie che possano mostrare gli sviluppi di un romanzo. Dramma, ironia e suspense si mescolano fra le pagine di “Hotel d’Angleterre”, romanzo che ha il sapore della piccola storia che s’inserisce nella Grande Storia. Mari racconta un mondo di spie e doppio-giochi, e come Graham Greene, Ian Fleming e Ken Follett, sa che gli hotel da sempre sono luogo d’incontro e di passaggio dove avvengono intrighi e dove la gente spesso cela la propria identità. Intanto fra le pareti dell’Hotel d'Angleterre, dove una volta gli stranieri cercavano di curare la propria salute dando un occhio alla Costiera Amalfitana, arrivano gli echi dei venti di guerra».
Un romanzo, dunque, che si sviluppa tra Storia, politica, spionaggio, amore, spinta rivoluzionaria femminile, politica e corruzione in un albergo, a Salerno, immerso un clima internazionale. Al centro della narrazione un giovane ex disoccupato con ambizioni da giornalista, Edoardo Scannapieco, costretto a sbarcare il lunario come maître all’Angleterre. Un sognatore travolto da misteri, trappole dei poteri forti contro la lotta per i diritti delle donne, insidie e sotterfugi, in una città sopravvissuta alla tremenda epidemia di colera. Al suo fianco, tra alti e bassi amorosi, la tenace femminista ante litteram Amelia Minervini, che guida le coraggiose suffragette a sostegno del diritto di voto per le donne.
Al suo primo giorno di lavoro, Edoardo si trova in mezzo a una avventurosa caccia alla spia, alla ricerca di documenti scottanti. Non solo spy story: il protagonista è un meridionale figlio della classe operaia che, al contrario dei suoi coetanei diretti in America, decide di restare nella propria città, prendendosi cura della madre e inseguendo il sogno di fare il giornalista. La storia con Amelia, inoltre, è gravata dalle distanze di classe: lei è figlia della buona borghesia e di conseguenza il loro è un amore complicato. Si tratta di temi e suggestioni che arricchiscono di sfumature il romanzo.

La trama
Una giovane Italia si appresta a compiere il gran balzo verso la conquista del mondo. Dall’Ufficio approvvigionamenti del ministero della Guerra sono scomparsi documenti delicatissimi e il governo è consapevole che potenze straniere tramano contro i progetti coloniali italiani. In una calda estate, in un clima da Belle Époque, cinque ospiti alloggiano al Hotel d’Angleterre di Salerno: Alberto Brenzoni, stravagante matematico; Peter Aselmeryr, svizzero e rappresentante di tessuti; Marie Christine Bonsignorì, “mademoiselle” in Grand Tour; Teofilo Scorza, tipografo romano sull’orlo del fallimento; David Stephenson, colonnello dell’esercito britannico in congedo. Edoardo Scannapieco, giovane disoccupato con ambizioni di giornalista, è al primo giorno di lavoro come maître all’Angleterre quando scopre che una busta gialla, affidata in custodia al portiere Geppino, è misteriosamente sparita assieme a lui. Scorza ne reclama la proprietà, dando inizio a ciò che Pavone – agente dell’Ufficio informativo incaricato di acciuffare la spia – chiamerà “Operazione Angleterre”. Schedato dalla prefettura per le sue idee anarco-socialiste, Edoardo sarà costretto a collaborare giocoforza con Pavone al recupero dei documenti, trovandosi coinvolto in una trama complessa, fatta di personaggi ambigui, politici e gente di malaffare. In quegli stessi giorni è previsto un raduno di suffragette, capitanate dalla donna che ama, Amelia Minervini, combattiva fautrice del diritto di voto per le donne. Esponenti conservatori, collusi con la malavita locale, non vedono di buon occhio l’iniziativa – una petizione per il suffragio universale – che a loro dire, sarebbe il preludio a una stagione di pericolose rivendicazioni. Toccherà a Edoardo disinnescare una bomba contro le femministe e cercare di garantire il successo dell’“Operazione Angleterre”.

La parola all’autore
Carmine Mari racconta la genesi della sua trama: «Gli scrittori trova­no spunto dalle cose più inusuali: a me è capitato con la fo­to di una vecchia ca­rtolina dell’Hotel d’Angleterre. I colori e il tram di una città ormai lontana mi suggerivano un’epo­ca affascinante: la Belle Époque. Mi è sembrato estremamente suggestivo per imba­stire una spy-story: abiti di lusso, pro­gresso tecnologico, effervescenza e vogl­ia di vivere, senza dimenticare le peren­ni contraddizioni di un Paese spaccato economicamente tra No­rd e Sud, il condizi­onamento della malav­ita, la miseria delle classi contadine oppresse dal latifond­o, la fame e l’emigr­azione. Un’epoca di grandi contrasti, perché laddove c’è molta luce, l’ombra è sempre più scura. Salerno, a quei tempi, era una città di 46.000 abitanti, con un indotto industria­le importante, manif­atture tessili di tu­tto rispetto a livel­lo nazionale, un por­to e grandi aspirazi­oni. Teatri, cinemat­ografi, case d’appun­tamenti, chalet e una vita notturna molto animata da cittadi­ni e marinai di mezza Europa in libera uscita. Cominciavano a circolare le pelli­cole della salernita­na Elvira Notari Cod­a, prima regista don­na italiana. E infine l’Anglettere. Il contesto era pe­rfetto, ma dallo spu­nto alla storia l’im­presa non è semplice. All’inizio si navi­ga a vista, poi quan­do la nebbia si alza i contorni diventano netti e inizia il divertimento. “Hotel d’Angleterre” è sta­ta una bella esperie­nza, durata più o me­no dieci mesi. Mi so­no divertito un mond­o, perché quando sei finalmente dentro alla storia è come vi­vere un’altra vita», conclude l’autore, che ha come punto di riferimento lo scri­ttore Eric Ambler, un maestro nel cam­po delle spy story.

Il Booktrailer Link

"Piani inclinati" il giallo della scrittrice Eleonora Carta

SINOSSI
Nel cuore di un’estate rovente, il caso di Niccolò​ Solinas, di anni sette, scomparso dalla sua​ casa di Bortigiadas, in provincia di Olbia,​ si trasforma in un’indagine per omicidio​ quando il suo corpo viene ritrovato nel folto​ dei boschi del Monte Limbara, legato e con​ tracce evidenti di strangolamento. Il cadavere​ è stato scoperto da un ispettore della​ Forestale in perlustrazione, Daniele Fois,​ uomo schivo, poco disciplinato, grande conoscitore​ della natura impervia dei luoghi.
Per questo, e perché solo con lui la gente​ del posto pare disposta a confidarsi, viene​ coinvolto nelle indagini.​
Nonostante i tentativi di mantenere il riserbo​ per guadagnare vantaggio sugli autori del​ crimine, la notizia della morte del bambino​ arriva alla stampa e il terrore di una nuova​ ondata di rapimenti invade l’Isola. Per​ questo, dal ministero viene subito inviata​ Linda DeFalco, maggiore del ROS di grande esperienza e preparazione che, appena​ giunta sul posto, si rende conto della totale​ inadeguatezza delle forze e delle persone a​ sua disposizione. Tanto più che, dopo poche
ore, viene avvertita della scomparsa di un​ altro bambino, anche lui di sette anni, di​ ottima famiglia. Linda è una donna competente,​ severa, esigente, sofisticata e maniacale​ sul lavoro. L'abitudine ad andare oltre alle​ apparenze e la notevole capacità di leggere​ l'animo umano la portano a fidarsi di un’unica​ persona tra quelle a sua disposizione:​ Daniele Fois.
I due non potrebbero essere più diversi, ma​ dovranno unire le proprie competenze per​ fermare la mano che sta piegando anche gli​ spiriti più forti.

L'AUTRICE
 
Nata a Iglesias nel 1974, si è laureata in​ Giurisprudenza all'università di Cagliari.​ Abbandonata l’idea della carriera forense,​ ha intrapreso un percorso di studi indipendente,​ in materia storica e antropologica,​ scrivendo saggi e traducendo in italiano​ scritti gnostici ed ermetici della tradizione​ iniziatica occidentale. Dal 2000 ha lavorato​ come editor freelance; negli stessi anni ha​ cominciato a dedicarsi alla scrittura. Dal​ 2011 trascorre parte dell’anno a Torino. Le​ atmosfere della città le sono valse d’ispirazione​ per il primo romanzo edito nel 2014 da​ Newton Compton, La consistenza dell'acqua.​ I contrasti di Torino sono protagonisti anche
del secondo romanzo, L’imputato, terzo​ classificato al Festival Giallo Garda 2018.
Nel gennaio 2019 torna in libreria con il​ saggio Breve storia della letteratura gialla,​ edito da Graphe.it, che nel mese di marzo​ vince il Premio Giuseppe Lippi al Festival​ “La Provincia in Giallo”.
Con Piani inclinati è tornata alla sua terra​ d’origine costruendo un thriller di grandissima​ tensione psicologica.
Dal 2016 è tra gli organizzatori della Fiera​ del Libro di Iglesias, festival letterario del​ Sud Sardegna giunto alla sua V edizione.

giovedì 9 dicembre 2021

Film: “La concessione del telefono – C’era una volta a Vigata”, il film tratto dal romanzo di Camilleri

Nella Vigata di fine Ottocento vediamo l’affannosa attività di Pippo Genuardi, un commerciante di legnami poco interessato al suo lavoro e grande estimatore di donne e di novità tecnologiche. A dare inizio ad una serie di fraintendimenti è il suo desiderio di installare un apparecchio telefonico collegato con la casa del suocero. Per riuscire nel progetto spedisce tre lettere al prefetto Marascianno che però si rivela paranoico e complottista. Tanto che l’iniziativa del commerciante viene interpretata come una mossa sovversiva. Ma nel suo agire sconsiderato Genuardi si deve confrontare anche con Don Lollò, “l’uomo di rispetto” del paese che all’inizio crede che sia tutta una presa in giro nei suoi confronti. La storia si rivela una serie mortale di equivoci.

La Vigata di Andrea Camilleri
“La concessione del telefono” è il terzo film della serie “C’era una volta a Vigata” dopo “La mossa del cavallo” e “La stagione della caccia” La serie evento porta in vita la immaginaria cittadina siciliana, la stessa del Commissario Montalbano, frutto dell’insuperabile fantasia di Andrea Camilleri. Una trasposizione fedele e curata nei dettagli grazie anche alla presenza dello stesso Camilleri nella sceneggiatura dei film, che vuole mostrare l’abilità dello scrittore sotto un punto di vista diverso da quello delle pagine immacolate. Anche in questo caso, il regista Roan Johnson riesce a riportare su pellicola, come nel romanzo, le voci narranti e i vari documenti dell’epoca.

Amato Salvatore Campolo: Premio Scerbanenco: Annunciata cinquina dei finalisti

Amato Salvatore Campolo: Premio Scerbanenco: Annunciata cinquina dei finalisti: Annunciata la cinquina dei romanzi italiani finalisti del Premio Giorgio Scerbanenco 2021 , risultata dalla sommatoria dei voti dei lettori ...


martedì 7 dicembre 2021

Amato Salvatore Campolo: Alcuni scatti "comics" nei luoghi del romanzo Terr...

Amato Salvatore Campolo: Alcuni scatti "comics" nei luoghi del romanzo Terr...: Reggio Calabria, la città dello stretto al centro del Mediterraneo, "Il chilometro più bello d'Europa" (cit. G.Dannunzio) ma a...


"Ecchecavolo, il mondo secondo Imma Tataranni" di Mariolina Venezia

In questa raccolta di leggi immaginarie, decreti e piccoli editti, architettati mentre fa la fila alla posta o risolve un caso, la Piemme più chiacchierata di tutto il Centro Sud esprime la sua visione del mondo. Non com’è, naturalmente, ma come dovrebbe essere. Almeno secondo lei. Dalle misure per i proprietari di cani agli incentivi per chi è capace di starsene zitto, dal patentino per diventare madre alla lettera di motivazione per i turisti in visita nei Sassi di Matera, la Tataranni ne ha per tutti. Paradossale, insofferente, allergica ai luoghi comuni, ma anche capace di autocritica e autoironia, Imma si colloca di prepotenza fra i grandi pensatori di ogni epoca, da Platone a Cesare Beccaria. Immagina così una sua Società Ideale, un po’ dispotica, certo, ma con una profonda aspirazione alla giustizia. Legge dopo legge, intanto, prendono vita i personaggi che l’hanno accompagnata nei libri precedenti, il marito Pietro, la figlia Valentina, il bel Calogiuri, le compagne di scuola e tutta la Procura. Emergono in filigrana pensieri e desideri inconfessabili, idiosincrasie, debolezze, aneddoti inediti e segreti.

Mariolina Venezia
 (Matera 1961), scrittrice e sceneggiatrice, dopo aver pubblicato in Francia tre libri di poesie, nel 2007 si aggiudica il premio Campiello con Mille anni che sto qui, storia di una famiglia lucana attraverso le varie generazioni, dall’unità d’Italia alla caduta del muro di Berlino. Lavora come sceneggiatrice per il cinema (Dove non ho mai abitato di Paolo Franchi) e la televisione (La Squadra, 48 ore), e collabora con varie riviste letterarie. Tra i romanzi successivi: Come piante tra i sassi (2009), Da dove viene il vento (2011), Maltempo (2013), Rione Serra Venerdì (2018), Via del Riscatto (2019). Da questi gialli è stata tratta la serie televisiva in onda su Raiuno, Imma Tataranni – Sostituto procuratore, arrivata alla seconda stagione.

domenica 5 dicembre 2021

Diabolik a Milano: atmosfere anni Sessanta per le riprese a due passi dal Duomo

DAL 16 DICEMBRE AL CINEMA.

Sembra una Milano piombata negli anni Sessanta, con le auto d’epoca parcheggiate nelle vie del centro e le Lancia Flavia della polizia che sfrecciano per le strade. In questi giorni all’incrocio fra via Santa Marta, via del Bollo, via Santa Maria Fulcorina è stato allestito il set per girare il secondo film di Diabolik dei Manetti Bros: il primo uscirà nelle sale il 16 dicembre, ma sono già iniziate le riprese per il sequel. Anche il sindaco Beppe Sala non ha resistito al fascino delle auto della polizia di Clerville parcheggiate in centro e ha condiviso la foto su Instagram scrivendo: “Occhi aperti, c’è Diabolik in giro (quanto mi piaceva leggerlo!)”. La Jaguar E-Type spyder del 1963 e le altre auto d’epoca sono arrivate a Milano qualche giorno fa, trasportate su una bisarca. 

Scopri il cast completo di Diabolik e il trailer ufficiale del film:
- Luca Marinelli è Diabolik. L'attore ha già vinto molti riconoscimenti, tra cui il David di Donatello per il miglior attore non protagonista per “Lo chiamavano Jeeg Robot” e la Coppa Volpi per la migliore interpretazione maschile per “Martin Eden”.
- Eva Kant è interpretata da Miriam Leone. L'attrice ha vinto la 69esima edizione di Miss Italia, nel 2008. Miriam Leone ha recitato, tra gli altri, nelle serie televisive “1992”, “1993”, “1994”, “I medici” e nei film “Il testimone invisibile”, “L'amore a domicilio”, “Metti la nonna in freezer” e “Fai bei sogni”.
- Valerio Mastandrea è l'ispettore Ginko. “Ci saranno scene d’azione, che non mi riguardano, ma che saranno spettacolari!” ha anticipato l'attore. 
- George Caron, il viscido pretendente di Eva Kant, è interpretato da Alessandro Roia.
- Serena Rossi è Elisabeth Gay, compagna di Diabolik prima dell'arrivo di Eva Kant. 
- Il Direttore dell'Hotel è interpretato da Roberto Citran.
La Signora Morel è interpretata da Claudia Gerini.

Niente di nuovo sul fronte di Rebibbia: di cosa parla il fumetto di Zerocalcare

La trama

La condizione dei carcerati di Rebibbia durante la prima ondata della pandemia, l'importanza della sanità territoriale, la cancel culture, la condizione degli ezidi in Iraq: questi sono i temi principali trattati nei racconti che compongono questo nuovo e particolarmente atteso graphic novel, un libro dalle forte tinte sociali. 
A chiusura, un piccolo excursus personale in cui Zerocalcare racconta il suo ultimo anno e come ha percepito tutto questo mentre si apprestava a scrivere Strappare lungo i bordi, la sua prima serie animata, nonché la più vista su Netflix in questo momento.




L'intervista: il successo della scrittrice e regista siciliana Valentina Gebbia, con la serie TV "Mangiaracina Investigazioni"

1. Un benvenuto a Valentina Gebbia su Gialli e Neri. Ti ringraziamo per la tua disponibilità e iniziamo subito con la prima domanda. Com’è nata l’idea della serie TV "Mangiaracina Investigazioni"?
Realizzare la serie TV “Mangiaracina Investigazioni” è stato il compiersi di un sogno iniziato venticinque anni fa, quando ho dato una svolta radicale alla mia vita e ho scritto il mio primo romanzo, “A qualcuno piace il caldo”, del quale ho pagato le spese di pubblicazione contro il parere di tutti, e che, però, mi ha aperto una nuova strada, quella che mi urgeva dentro da quando ero bambina: essere una scrittrice. Ho inventato la stramba famiglia Mangiaracina che s’improvvisa investigatrice per cause di forza maggiore e da lì non mi sono più fermata, pubblicando il resto della serie e numerosi altri romanzi e racconti in antologie prestigiose, anche con editori di fama internazionale. Un mio libro sugli sbarchi di migranti a Linosa, “Metà bianchi metà neri” è stato adottato come libro di testo in Germania nel corso di italiano alla Dante Alighieri e incontrare i lettori tedeschi che ripetevano le mie parole in un italiano carico di rispetto e attenzione, è uno dei ricordi più belli che custodisco della mia vita da autrice.

Come ti sei avvicinata nel mondo del cinema? Quali sono state le tue prime produzioni cinematografiche prima del successo internazionale su Amazon Prime Video?

Tutti hanno sempre detto che la mia fosse una scrittura “cinematografica”, perché il lettore riusciva a “vedere” e non solo a leggere tutto quello che raccontavo e, in effetti, il cinema è sempre stato l’amore della mia vita e così, ho cominciato a coltivare un altro sogno, quello di trasformare i miei romanzi, i miei scritti, in film. Ho studiato regia, visto che mi sono abituata spesso a fare da sola, e ho cominciato con cortometraggi e documentari, anche premiati, poi il lungometraggio “Erba Celeste” sull’uso terapeutico della cannabis che ha girato il mondo, premiato anche in Brasile, poi “Chi ha paura di Giuliano?” sulle rivelazioni sconvolgenti che riguardano il famoso bandito Salvatore Giuliano e infine “Mangiaracina Investigazioni”, quattro puntate di giallo in salsa palermitana, suspense e divertimento, temi importanti e una Palermo bellissima.

Ti aspettavi questo successo? 
Mi emoziona molto ricevere commenti e plausi da tutte le parti del mondo, sembra impossibile e invece sta accadendo davvero. Amazon Prime Video è una delle piattaforme più viste e importanti del pianeta e ritrovarmi ai primi posti nei motori di ricerca, fa venire la pelle d’oca. Non mi è stato mai regalato nulla, tutto è frutto di enormi sacrifici e di una testa così caparbia che più non si può. I costi, in termini di tempo, speranze deluse, porte in faccia, scherno, tradimenti, ingiustizie, sono stati tanti e davvero ingenti, ma sono abituata a chiamare i problemi “opportunità” e mi alleno ogni giorno a perdonare e sorridere alla vita, il bicchiere sempre mezzo pieno e la fiducia in aiuti invisibili pronti a mettere a posto le cose.

Chi sono gli attori di "Mangiaracina Investigazioni"?

Mangiaracina Investigazioni è anche l’occasione di dare spazio a professionalità e attori siciliani di valore, che non hanno ancora avuto l’opportunità di una vera ribalta nazionale o internazionale, come il bravissimo Massimo Marotta che interpreta Terio Mangiaracina, la sorella Fana interpretata da una meravigliosa Sabrina Lembo, l’affascinante Anna Attademo o la splendida Miriam Taze, o il divertente Salvo Ficano nei panni di un parcheggiatore che tutti gli spettatori amano. Ma i nomi sono tanti e vi conviene guardare la Serie, per non perderveli.

Come sei riuscita a realizzare il tuo sogno? Quali sono state le maggiori difficoltà?
Abbiamo lavorato con un piccolo budget, con il contributo del Comune di Palermo e usando il mio premio alla sceneggiatura ottenuto dal MIBAC. Il resto, qualche sponsor, qualche gratuità e tanto impegno personale, di ogni tipo. Con i sogni è così, non bisogna arrendersi mai. Ci sono voluti quasi cinque anni e, quando pensavo di aver superato gli scogli più alti, ultimando la lavorazione, mi sono resa conto che il vero ostacolo era la distribuzione. Pensavo di poter contare sulla RAI, visto che avevo vinto un bando con la Sicilia Film Commission e la RAI, ma qual bando - vedi che destino - era stato disatteso e così ho cominciato a bussare a tante di quelle porte da sbucciarmi le nocche delle mani, finché non ho trovato un distributore collegato a Prime Video e abbiamo tentato anche lì, pieni di speranza. Siamo stati fortunati.

Cosa ti aspetti per il futuro? Ci sarà la seconda stagione della serie TV?

Adesso tutti mi chiedono della seconda stagione e io ho solo una risposta: cerco produttori che investano, anche la stessa Prime Video per esempio, o finanziatori che s’innamorino della famiglia Mangiaracina. Con i libri è accaduto così: la casa editrice E/O ha letto il primo libro e si è appassionata alle vicende dei Mangiaracina, così mi hanno pubblicato tre dei cinque libri finora darti alle stampe. Cerco finanziatori in Italia ma anche negli Stati Uniti, visto che lì la serie piace. Di sicuro, non posso più andare avanti da sola. Per questo, invito tutti a fare passaparola, a parlarne, parlarne il più possibile. E’ l’unica cosa che conta per le realtà indipendenti come la nostra.


7 dicembre 2021
La redazione "Gialli e Neri"

sabato 4 dicembre 2021

Vi presentiamo "Luoghi del crimine",cinque racconti thriller di Corinna Schmidt

Trama
Cinque città, cinque luoghi del crimine, in una Germania diversa dai cliché. Dall’atmosfera idilliaca delle Alpi Bavaresi, sconvolta dall’omicidio apparentemente insensato di un vecchio, ai vicoli malfamati di Duisburg, dove si aggira un commissario suicida. Dagli ambienti più esclusivi di Düsseldorf, in compagnia di una giovane agente amante della movida, al mondo della finanza a Francoforte, dove un giornalista rischia la vita per smascherare i potenti. Per finire a Monaco di Baviera, sulle tracce segretissime dell’Attentato all’Oktoberfest.

L'ospite di oggi è Gianluca Calvosa l'autore del romanzo "Il tesoriere"

Gianluca calvosa

1. Un benvenuto a Gianluca Calvosa su Gialli e Neri. Ti ringraziamo per la tua disponibilità e iniziamo subito con la prima domanda. Com’è nata l’idea del romanzo "Il tesoriere"?
Grazie a voi per questa chiacchierata.

L'idea nasce da un litigio avvenuto alcuni anni fa, quando mi ritrovai spettatore di una curiosa discussione i cui protagonisti erano due ex comunisti che a vent’anni di distanza avevano ricoperto ruoli di primo piano nel PCI. Un episodio che mi spinse a conoscere meglio la storia di quelle persone. Li ascoltavo per ore con la consapevolezza di trovarmi in una biblioteca destinata a dissolversi improvvisamente nella cenere di un rogo. E così, io che degli anni Settanta pensavo di sapere quasi tutto per aver letto tanto, mi resi conto che in realtà avevo capito poco. Mi ero nutrito di fatti, di circostanze, senza soffermarmi sulle persone, e come diceva Marx “le circostanze fanno l'uomo non meno di quanto l'uomo faccia le circostanze”.

2. Per la realizzazione del romanzo hai preso ispirazione a qualche periodo storico particolare? C'è del vero all'interno del libro?
Tutto quello che il romanzo racconta è vero e inventato allo stesso tempo. La storia, ambientata a Roma,​ tra il '72 e il '76, è fortemente acorata​ agli avvenimenti storici di quegli anni pienti di tensione e prende ispirazione da fatti realmente accaduti, alcuni noti, altri meno. Chi quegli anni lo ha vissuti da protagonista della nostra politica ha ritenuto la storia intrigante e verosimile. Ma una delle cose che mi ha fatto più piacere, è stata il commento di un noto politico che mi ha detto: "quell'episodio si riferisce a me, ero io in quella stanza con quelle persone. Devo averlo raccontato e tu lo hai messo nella storia." In realtà lo avevo inventato di sana pianta, ma lui lo ha ritenuto talmente verosimile da riconoscersi. Ecco, credo sia una delle cose che mi è riuscita. Scrivere una storia​ credibile.

3. Che Italia era quella del periodo de "Il tesoriere"?
Era un paese in fermento. Ereano gli anni della Guerra Fredda, delle università occupate, del volantinaggio in fabbrica, dei cortei di piazza e delle prime vittime del terrorismo. L’Italia è troppo strategica per lasciare l’iniziativa al nemico: comunisti, democristiani, CIA, KGB, servizi deviati, brigatisti e alti prelati del Vaticano si incrociano a Roma, vero epicentro della contrapposizione tra Mosca e Washington, mettendo in scena un conflitto senza precedenti che, anestetizzato dall’abbraccio della Dolce Vita, trasforma la Città Eterna nel parco divertimenti dello spionaggio internazionale.
Il tesoriere racconta quel periodo attraverso storie di soldi, tanti soldi, storie di militanza e di tradimenti, di fantasmi testardi, nobili proletari, truffatori metodici, ministri senza culto, criminali devoti ed eroi inconsapevoli.

4. Quale personaggio del tuo romanzo ti ha di più affascinato nel raccontarlo? Ci puoi svelare i suoi pregi e difetti?
Sceglierne uno sarebbe tradire gli altri. Di certo il più impegnativo è stato il protagonista, Andrea Ferrante,​ un oscuro funzionario che dopo quattordici anni trascorsi tra i corridoi polverosi di un soffocante archivio alla periferia di Milano, è ormai rassegnato al suo dignitoso quanto anonimo ruolo di piccolo funzionario politico, ben lontano dalla radiosa carriera cui un tempo sembrava destinato. A strapparlo dal torpore del fallimento è un’inattesa convocazione a Roma dove, contro ogni logica e consuetudine, il nuovo segretario del PCI lo nomina tesoriere del partito. Ma l’entusiasmo per il prestigioso incarico, però, lascia presto il posto allo sconcerto: non solo il suo predecessore è stato trovato morto in circostanze poco chiare, ma il primo compito che Ferrante deve affrontare è interrompere il fiume di denaro proveniente da Mosca. Quindi il grigio archivista è costretto a diventare una superspia per navigare nel mare burrascoso della guerra fredda.

5. Il successo di "Il tesoriere" era tra le tue aspettative?
Nella vita mi occupo d'altro. Sono un ingegnere e gestisco le mie imprese in ambiti molto lontani dalla politica e della scrittura. Quindi non avevo particolari aspettative. Sono partito da un bisogno diverso, quello di appassionare altri ad un periodo fondamentale della nostra storia recente e per me che in quel periodo ero un ragazzino non è stato semplice. Quando Giovanni Francesio (responsabile della narrativa di Mondadori) mi ha detto che avevo scritto un libro inaspettato - lo ha definito "il romanzo che non c'era" - confesso che mi ha preso di sorpresa.​ ​

6. Quale recensione ti ha colpito di più fino ad oggi? Un personaggio​ politico a cui è piaciuto tanto il tuo romanzo?
Forse quella più inaspettata è stata quella di Adriano Sofri, uno che di quel periodo storico è considerato, nel bene e nel male, un punto di riferimento. Sul Foglio ha definito il romanzo "Ambizioso e abile" è ha poi scritto letteralmente​ "Ne raccomando la lettura, che è avvincente... penso che un racconto della storia spinto all’estremo della paranoia ben costruita possa magari eccitare un’ironia sepolta in lettrici e lettori contemporanei. Se no, peggio per loro". Ma confesso che quella che mi ha reso più felice è stata quella di Elisa Contessotto, che al tempo non era neppure nata. Elisa scrive: "Quando ... ho letto la sinossi ho pensato: non fa per me!​ Beh, mi sbagliavo. E' una spy story avvincente, con dialoghi pungenti e raffinati e una trama che coinvolge il lettore sempre più... Il tesoriere mi ha spinto ad approfondire, ma soprattutto mi ha divertito! Mi ha fatto intrigare dai suoi dialoghi tra spie. Uno spasso dal primo all’ultimo".
Ecco, era proprio quello che volevo fare, anche per questo ho scelto un romanzo e non ho un saggio per raccontare quegli anni.

7. Ci sono altri progetti editoriali dopo "Il tesoriere" ? Se sì ci puoi anticipare qualcosa?
Si, torno ancora dietro nel tempo. Ad un altro periodo critico, il dopoguerra. E ci torno con un un giallo: questa volta niente spie ma tanto mistero.​

La redazione Gialli e Neri

Il libro
Titolo: Il tesoriere
Autore: Gianluca Calvosa
Uscita nelle librerie e sulle piattaforme digitali: 14/09/2021
Editore: Mondadori
Collana: Strade Blu
Presso: (versione stampata): 19 euro

venerdì 3 dicembre 2021

Il noir a fumetti: "Milano Criminale" di Luigi Formola, Paolo Roversi e Boris Squarcio


Trama
Via Osoppo, Milano, 27 febbraio 1958. Una banda di rapinatori, i sette uomini d'oro, assalta un furgone portavalori della Banca Popolare in una sequenza degna di Hollywood. I giornali titolano "La rapina del secolo": nessuno sparo, nessun ferito e seicento milioni di lire rubati in pochi minuti. Il Commissario Nicolosi, già leggenda nella lotta al crimine della vecchia ligera, intuisce da subito che dietro il colpo c’è un nome noto della Mala: Umberto Carminati. Con una caccia all'uomo senza sosta, ha inizio l'epopea criminale degli anni Sessanta e Settanta, caratterizzata da atmosfere noir e dai leggendari protagonisti di una Milano da film. «Anche Milano ha avuto i suoi eroi criminali.
Erano gli anni del boom economico, dell'uomo sulla Luna, delle grandi passioni politiche e loro rapinavano le banche, assaltavano i furgoni portavalori e sfidavano la polizia in sparatorie a volto scoperto. Amavano i soldi e la bella vita, avevano le donne più affascinanti, bevevano champagne e indossavano abiti firmati. Volevano conquistare la città, e l'hanno presa con la forza.»

«Anche Milano ha avuto i suoi eroi criminali. Erano gli anni del boom economico, dell'uomo sulla Luna, delle grandi passioni politiche e loro rapinavano le banche, assaltavano i furgoni portavalori e sfidavano la polizia in sparatorie a volto scoperto. Amavano i soldi e la bella vita, avevano le donne più affascinanti, bevevano champagne e indossavano abiti firmati. Volevano conquistare la città, e l'hanno presa con la forza.»
 Paolo Roversi

Autori:
Formola Luigi
Roversi Paolo
Squarcio Boris


Un estratto di Terra Nostra, il romanzo di Amato Salvatore Campolo

Capitolo 38. La vendetta di Don Vincenzo
" La sera della vigilia di Capodanno, Marco si stava recando in auto verso casa del Maresciallo per passarla a prendere. Aveva già organizzato tutto da settimane, sarebbe stata una serata indimenticabile. Parcheggiò e scese per andare a suonare al citofono, lei aprì immediatamente la porta come se fosse pronta già da ore e lo stesse aspettando. Aveva un tubino rosso e un trucco leggero. – Buonasera. – disse sorridendo. – Buonasera, siamo pronti? – – Certamente! – I due salirono in macchina e Marco guidò per qualche km. Jessica continuava a cambiare stazione radio, cercando una canzone da ascoltare, ma alla fine si arrese e lasciò M2O. – Siamo arrivati. – disse il ragazzo spegnendo il motore. – Mi hai portato in pizzeria! La pizzeria dove siamo stati assieme la prima volta! – esclamò lei con gli occhi che le brillavano di gioia. Entrarono mano nella mano e si sedettero allo stesso tavolo, parlando per tutta la serata di ciò che avevano vissuto insieme da quando si erano conosciuti. 
– Sai, qualche anno fa in questo posto io e una squadra abbiamo arrestato un tale per estorsione! – – Certo che tu non sai proprio startene con le mani in mano, hahaha. – disse Marco accarezzandole il viso. Rimasero seduti fino a orario di chiusura a parlare e a guardarsi negli occhi come due ragazzini innamorati. Purtroppo però, come tutto del resto, anche le cose belle finiscono. Tornarono in auto e Marco l'accese, guidando per un po'. Spense il motore. – Dove siamo? – chiese Jessica. – In un posto tranquillo, e soprattutto lontano da occhi indiscreti… – rispose sorridendole maliziosamente. L'attirò a sé cominciando a baciarla e quella notte di Capodanno fecero l'amore nella sua auto. Poi il veicolo si riaccese e ripartirono verso la casa del Maresciallo. Arrivati al parcheggio scesero e Marco l'accompagnò fino alla porta. – Buonanotte allora. – – Buonanotte, Jessica. – disse lui, dandole un ultimo bacio sulle labbra. Aspetto che lei fosse dentro l'abitazione per tornare alla sua macchina. La strada da lì a casa sua distava una decina di chilometri, non molto quindi... ma sufficientemente lunga... per morire. "

giovedì 2 dicembre 2021

Il giallo "Guido, la società segreta e il Bossing" di Rosalino Granata

Sinossi
Guido, un autista di Torino, dopo un periodo di vacanza con la sua ragazza, ritorna con gioia a lavorare. Un giorno, alla fine del turno di lavoro, gli viene consegnata, da una signora, una valigetta. Qualcuno l’ha dimenticata sul sedile del pullman. La regola dell’azienda prevede che gli oggetti rinvenuti sul mezzo di trasporto devono essere consegnati in deposito entro le 24 ore dal ritrovamento. È tardi, Guido è stanco e decide di andare a casa; consegnerà la valigetta l’indomani. La curiosità è tanta e arrivato a casa egli la apre e si accorge che contiene dei documenti importanti che si riferiscono a una società segreta. Scopre che i componenti si troveranno per una riunione quella sera stessa. Si reca al posto stabilito. Si nasconde e vede arrivare diverse automobili, dalle quali scendono personaggi in vista. Uno di questi è proprio il capo deposito che lo vede e lo riconosce. Il giorno dopo per Guido inizia un incubo e subirà un bossing, riuscirà a sopravvivere?.

IL ROMANZO TERRA NOSTRA È TRA I 200 LIBRI PIÙ BELLI D'ITALIA

Il romanzo Terra Nostra del giovane scrittore Amato Salvatore Campolo è stato selezionato al Concorso Letterario Tre Colori 2022 entrando n...