mercoledì 3 novembre 2021

L'intervista alla scrittrice Cristina Alessandro e il suo romanzo "C'è del marcio in zona Brera"

1) Benvenuta su "Gialli & neri", Cristina. Cosa significa scrivere per te?

Buongiorno a tutti e grazie a te per l’opportunità. Scrivo, perché le storie che racconto mi permettono di vivere emozioni che altrimenti non potrei godere: insomma, per sentirmi libera. Quando scorro le dita sulla tastiera del Pc entro in sintonia con me stessa e con gli altri, una magia che non mi fa mai percepire sola. 

2) Quando hai pubblicato il primo libro? È stato difficile?

La mia prima esperienza con un editore è stata fallimentare. Non era a pagamento, ma si è dimostrato un tipografo, quindi non mi ha distribuito e il libro è diventato introvabile. Con il mio attuale editore, Edizioni della Goccia invece, c’è stata subito intesa. Mi ha pubblicato la raccolta di racconti “Innamorarsi è una follia socialmente accettabile”  e ora ha promosso il mio romanzo “C’è del marcio in zona Brera”.

3) Quali sono gli ingredienti che servono in un noir?

Secondo me in un noir, come in ogni genere letterario, serve abilità nel coinvolgere il lettore per indurlo a continuare la lettura. Solleticare la sua curiosità, introducendo quel pizzico di mistero che lasci presagire un imminente sconvolgimento. Magari un finale ad effetto che destabilizzi.

4) Da dove nasce la storia di "C'è del marcio in zona Brera"?

Il libro nasce dopo un corso di scrittura creativa durato un anno. Spiegarlo in breve non è semplice perché  non esiste una trama, anche se per necessità editoriale è stato classificato come noir, visto l’incipit misterioso. Assomiglia come taglio più a un atto unico teatrale. Tutto si compie in tre giorni e le ambientazioni sono per lo più la portineria, le scale, qualche appartamento e poche esterne. Il libro comincia a raccontare la sparizione improvvisa della portinaia Mariuccia Buonanima che è la custode di uno stabile di lusso in via Fori Oscuri a Milano, nella centralissima zona Brera. Da questo fatto iniziale è tutto un gioco di passato e presente, scelta voluta per rendere il senso di precarietà della vita. Uno stratagemma per presentare la carrellata di personaggi che sono caratterizzazioni dei difetti e pregi (pochi) di quella realtà condominiale, e dell’umanità in senso lato. 

5) Il punto forte? E di debolezza del tuo libro?

Ritengo che il punto di forza del romanzo sia proprio la costruzione dei personaggi, il loro interagire e i dialoghi con cui si presentano. Quello di debolezza forse il suo essere un “non genere”.

6) Ti ha aiutato l’utilizzo dei social network per la promozione?

L’utilizzo dei social al giorno d’oggi è indispensabile, anche per una come me, poco avvezza a questo tipo di comunicazione. Permette di arrivare ai più. Lo integro con i firma copie che organizzo nelle grosse librerie.

7) Stai lavorando a un nuovo libro? Se sì, può darci qualche anticipazione?​

Ho consegnato ad agosto il mio nuovo romanzo all’editore per la sua approvazione. “Scrivere è contaminazione”, ho appreso al corso di scrittura, quindi amo cimentarmi in esperienze diverse. Quest’ultimo lavoro è drammatico: tratta il tema della pedofilia. Una storia dolorosa dai molteplici risvolti: sociale, personale e psicologico. Tutto il romanzo  si incentra sulla ricerca della giustizia, dell’equilibrio, della verità d’analisi nel mondo e nell’universo interiore.

8) Ti ringrazio per il tempo dedicato, vuoi dirci ancora qualcosa?

Mi pare di aver parlato anche troppo… Non mi resta che ringraziarti di nuovo e salutare tutti.


3 novembre 2021
Redazione Gialli&neri 

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