1. Un benvenuto a Riccardo Bruni. Ti ringraziamo per la tua disponibilità e iniziamo subito con la prima domanda. Com’è nata l’idea del thriller "Chiusa nel buio"?
Durante il lockdown del 2020. Mentre, come tanti altri, mi dedicavo alla lievitazione di pani e focacce, tra una video chiamata e l’altra, ho continuato a lavorare, che nel mio caso può voler dire due cose: scrivere o pensare a cosa scrivere. Così ho iniziato a prendere appunti su una nuova storia, e ho capito subito che dovevo ambientarla proprio nel periodo in cui stavamo vivendo. Il che presentava una serie di complessità, a partire dal fatto che i contorni di quello che stavamo vivendo erano ancora incerti e questo rendeva complicato elaborare il tutto in una prospettiva narrativa. Ma non volevo aggirare il problema, e quindi mi sono posto questa sfida.
Ci sono questi personaggi che si trovano ad affrontare il lockdown. Mi sono tenuto alla larga dagli aspetti più legati alla cronaca, perché quello che mi interessava era ricreare un ambiente domestico. Parlo di un virus, senza addentrarmi più a fondo. C’è Giulia, che già prima che arrivasse il virus era costretta in casa da una gravidanza a rischio. Vive in una casa ultra tecnologica con il suo compagno Andrea. Proprio di fronte a loro vive Teresa, una studentessa universitaria che passa le giornate al telefono con la sua amica Valentina, e poco distante si trova Edo, un fotoreporter, vecchio amico di Giulia, che sta lavorando a un servizio sulle strade vuote. Teresa è incerta se tornare o meno a casa, in Puglia, dato che l’università è chiusa. Sembra intenzionata a restare, ma un giorno invia un messaggio in cui dice di essere partita insieme a un’altra persona. Ma non arriva mai a casa. E allora Giulia, le cui giornate erano scandite dalla presenza percepita di Teresa dietro la finestra di fronte, non può fare a meno di cercare di capire cos’è successo. Solo che non può uscire di casa.
3. Quale personaggio del tuo romanzo ti ha di più affascinato nel raccontarlo? Ci puoi svelare i suoi pregi e difetti?
Quando scrivi, ogni personaggio porta con sé una parte di te. Ed è difficile approfondire questo argomento senza rivelare troppo della storia. Sicuramente, Giulia è una persona molto complessa, con la quale condivido molti lati del mio carattere, compreso il tentativo di governare l’ansia con lo yoga. Al contrario di lei, però, ho un buon rapporto con la tecnologia domestica. Ma attraverso il suo punto di vista riesco a intravedere le crepe in un certo modo di pensare a questi aspetti del nostro quotidiano.
Mi colpiscono tutte. Non lo dico per piaggeria nei confronti di chi le ha scritte, sul serio. Ognuno si esprime a modo proprio, ma quando sento che si è instaurata quell’empatia con il lettore, che rappresenta la magia della letteratura, le vibrazioni che quella consapevolezza provoca sono sempre straordinariamente forti. E questo vale sia quando leggo commenti e recensioni di lettori o blogger o giornalisti, sia quando mi arrivano messaggi privati o attraverso i social.
5. Il tuo lavoro di giornalista per La Nazione ti dà un input sulla scrittura di thriller? Se sì spiegaci meglio.
Come giornalista, per un certo periodo mi sono occupato anche di cronaca nera e giudiziaria. Per cui ero quello che frequenta questure, caserme, tribunali e studi legali. Sicuramente è stata un’esperienza importante per me, per il modo in cui mi ha messo in contatto con un mondo parallelo al mio, che sembra distante anni luce e che invece ti scorre costantemente attorno. A parte questo, il giornale per me è sempre stato una palestra di scrittura fondamentale.
6. Ci sono altri nuovi progetti editoriali cui stai lavorando ? Se sì ci puoi anticipare qualcosa?
Di progetti ce ne sono molti, compreso un nuovo personaggio pensato per una possibile serie di storie, tra giallo e noir. Un investigatore privato. Ma sono solo progetti, per il momento, e non hanno ancora una forma abbastanza definita per parlarne apertamente. Ma credo proprio che là, in mezzo a tutti quegli appunti disordinati, tra note sul cellulare e taccuini scarabocchiati, ci sia già in qualche modo il mio prossimo romanzo.