1) Benvenuto
su "Gialli & neri", Francesco. Cosa significa scrivere per te?
Innanzitutto divertimento, espressione, libertà. E gioia di
comunicare.
2)
Quando hai pubblicato il primo libro? È stato difficile?
Nel 2003 usciva il mio primo romanzo, per Feltrinelli,
“L’imitatore di corvi”, sulla storia del 20° secolo nel cuore dell’Europa, in
Germania. Ho avuto la gioia di vincere diversi premi letterari e anche di
arrivare finalista allo Strega 2006. E’ stata un’esperienza stimolante, nessuna
difficoltà, perché se scrivere mi pesasse non lo farei; e non per non fare
fatica, ma per non tediare il pubblico con qualcosa che tedia me.
3)
Quali sono gli ingredienti che servono in un giallo?
Io parlo di come intendo personalmente i gialli: a me serve
ovviamente la trama misteriosa e un po’ noir, e questa è forse la parte più
difficile… escogitare un intrigo non banale non è affatto semplice. Poi bisogna
amare molto l’ambientazione in cui li si colloca. Ecco perché io colloco
spesso, ad esempio, a Milano e Venezia i miei gialli: sono le città che forse
più amo. Poi c’è un altro luogo dove vivo parte della mia vita, il Tirolo; ma lo
amo così tanto da essere riuscito ad ambientarci ben pochi miei lavori
letterari. Il troppo amore a volte impedisce l’espressione.
4)
Da dove nasce la storia di "L’alito rovente del Drago"?
Dagli anni della mia giovinezza, i mitici anni ’70,
dall’impegno politico di quell’epoca magica e difficile, dal desiderio di
denunciare, sia pure in forma metaforica, alcune storture sociali che forse ci
portiamo dietro ancor oggi; e molte idiozie, anche criminali, di carattere
ideologico.
5)
Il punto forte? E di debolezza del tuo libro?
Il punto forte credo sia intanto aver trovato un meraviglioso
Editore, L’Orto della Cultura, che mi ha supportato anche e soprattutto quando
io, da profano, non capivo i loro tempi. E l’amica Maura in particolare,
davvero un tesoro di gentilezza, bravura, calore umano e… sopportazione. Non so
se io mi sarei sopportato come lei ha sopportato me. Poi, venendo all’opera, alla
sua trama, credo che il punto forte sia l’ambientazione storica, gli anni ’70
appunto, le trame nere. Invece parlando proprio del libro in sé, per me il
“meglio” è l’ultimo capitolo, con la descrizione di una Milano deserta,
onirica, arroventata dal caldo estivo e quasi sospesa a mezz’aria. Il punto
debole credo sia semplicemente il fatto che io sono solo un amatore della
materia narrativa, non certo un fuoriclasse come vorrei essere; lo dico
sinceramente, non per falsa modestia.
6)
A quale personaggio ti sei di più affezionato ne " L’alito rovente del
Drago "? E perché?
Il personaggio che domina il mio romanzo, e anche tutta la
serie di raccolte “Milano noir” edita invece dalla fantastica casa Panesi
Edizioni (2 volumi di racconti ambientati sempre negli anni ’70; e sta per
uscire il 3°, in cartaceo ed ebook), non è l’Ispettore Stefano Battiston, come
si potrebbe pensare; è la sua collega e compagna Samuela: un portento, una
forza della natura come cuore, cervello e muscoli.
7)
Ti ha aiutato l’utilizzo dei social network per la promozione?
Abbastanza, sì. Anche in questo però i miei attuali editori,
in particolare Maura dell’Orto della Cultura e Annalisa Panesi, sono notevoli!
8)
Stai lavorando a un nuovo libro? Se sì, può darci qualche anticipazione?
A parte l’uscita del vol 3° dei Racconti “Milano noir”, per
Panesi edizioni, di cui abbiamo già accennato e il cui titolo sarà “Indagini
nella neve”, sto scrivendo con grande entusiasmo e divertimento per l’Orto
della Cultura il 2° romanzo, un nuovo episodio di investigazione politica negli
anni ’70, questa volta nei confronti del terrorismo rosso. I protagonisti sono
sempre loro, Stefano & Samuela, tra Milano e Venezia (anzi, soprattutto Porto
Marghera).
9)
Ti ringrazio per il tempo dedicato, vuoi dirci ancora qualcosa?
Complimenti a voi per la vostra opera: la lettura, la
cultura, la bellezza ci salveranno!
La redazione Gialli&Neri