Dieci libri sulla 'ndrangheta, dieci scrittori che raccontano da vicino l'organizzazione criminale più potente al mondo. Iniziamo con Anime Nere di Gioacchino Criaco scrittore di Africo (RC), un libro ambientato nella Locride che descrive la storia tragica di tre fratelli sterminati da un potente clan. O mia bella madu'Ndrina di Felice Manti e Antonino Monteleone, che raccontano cosa è accaduto negli anni della seconda guerra di mafia a Reggio Calabria, e cosa succede oggi nella ricca Lombardia. Poi c'è Ghota di Claudio Cordova noto giornalista reggino, che svela il legame indicibile tra 'ndrangheta, massoneria e servizi segreti. Il libro di Klaus Davi invece, I killer della 'Ndrangheta ci descrive con precisione dieci sconcertanti ritratti di killer che non hanno esitato a fare decine di vittime, tra cui donne e bambini. Con Storia segreta della Ndrangheta di Nicola Gratteri e Antonio Nicaso, che ricostruiscono in dettaglio tutte le fasi evolutive della 'ndrangheta.
Poi c'è il romanzo Terra Nostra scritto dal giovane Amato Salvatore Campolo che con una intrigante crime story racconta la storia di tre famiglie criminali del litorale jonico calabrese. Restando sempre sempre sul versante jonico, Statale 106 è il libro di Antonio Talia, dove ripercorre a tappe diverse vicende di cronaca tra cui l'omicidio di Ludovico Ligato presidente delle Ferrovie dello Stato ucciso a Bocale (RC) nel 1989. Ndrangheta addosso di Cosimi Sframeli, un reportage sulla Calabria criminale dagli anni '80 fino ai giorni nostri. Col romanzo Il giudice meschino, Mimmo Gangemi ci racconta la storia di un magistrato di Reggio Calabria e di un potente boss recluso al 41 bis. Infine abbiamo Il supremo, un libro di Andrea Galli e Giuseppe Lumia che raccontano la storia criminale di un potente boss della ndrangheta, Pasquale Condello del clan De Stefano.
Un noir mozzafiato, scritto da Gioacchino Criaco nato e cresciuto ad Africo (RC), esploso dal ventre della Locride, gravido di segreti malcelati. Anime nere traccia la parabola esistenziale di tre giovani figli dell’Aspromonte che, bramosi di conquistare una vita diversa da quella ricevuta in dote, intraprendono un cammino fuori dalle regole. Danno e subiscono violenza, in un crescendo febbrile che dilagherà sempre più lontano: dal nord Italia all’Europa. I personaggi, Luciano, Luigi e la voce narrante, percorrono sino in fondo il sentiero di sangue da loro stessi tracciato. Sono contigui alla ‘ndrangheta. E cattivi. Ma alla loro cattiveria hanno contribuito in tanti. La distinzione fra il bene e il male è però netta, impietosa, anche se nella loro vita, oltre alla violenza e al dolore, c’è una realtà inaspettata, fatta di affetti, amore, arcaicità. E c’è il mondo modernissimo di Milano, dei traffici, della corruzione. Sulla loro strada incontrano trafficanti di droga, terroristi arabi, imprenditori, politici, in una commistione che riflette il volto impresentabile della Nazione.
Da questo libro il film omonimo di Francesco Munzi in concorso alla 71° mostra del cinema di Venezia
La ‘ndrangheta è una malapianta che ha messo radici al Nord sin dagli anni Sessanta. E adesso i suoi frutti si vedono: droga, armi, appalti hanno riempito le tasche dei boss di valanghe di soldi sporchi che viaggiano sui circuiti finanziari e inquinano l’economia del Nord. Questo è un viaggio tra Milano e Reggio Calabria, tra boss, killer e personaggi che si muovono nella “zona grigia” popolata da una selva di faccendieri, servitori dello Stato infedeli, politica, servizi segreti e padrini vecchi e nuovi, i cui sogni di scissione dalla casa madre sono stati annegati nel sangue.
Gli autori, Felice Manti e Antonino Monteleone, raccontano cosa è accaduto negli anni della seconda guerra di mafia a Reggio Calabria, cosa succede oggi nella ricca Lombardia e delineano con particolari inediti gli scenari futuri di una organizzazione criminale tentacolare tanto invasiva quanto impenetrabile. L’esplorazione sul campo con poliziotti, magistrati, ex agenti dei servizi che la ‘ndrangheta l’hanno vista e la vedono tutti i giorni negli occhi va al di là delle inchieste e della letteratura processuale sulle famiglie calabresi.
Sullo sfondo c’è la guerra ai palazzi dello Stato che si combatte a Reggio Calabria, il rischio di altro sangue che potrebbe ricominciare a scorrere in una città che dopo l’ultima guerra di ‘ndrangheta ha contato 600 morti per le strade. Un pericolo che si intreccia con le logiche che governano le dinamiche affaristiche 1200 chilometri più a Nord della Calabria, a Milano.
Poi c’è la zona grigia: agenti segreti che trattano coi boss latitanti l’arresto di alcuni ‘ndranghetisti “scomodi”, una nuova stagione del pentitismo piena di ombre e i pericolosi intrecci con i politici, da Nord a Sud. Il quadro che emerge è allarmante: la mafia calabrese fa affari con tutti, soprattutto con chi ha il potere. E, se serve, parla anche con il partito del ministro dell’Interno, la Lega Nord e con l’estrema sinistra.
Claudio Cordova ci accompagna in una disamina che svela, con il tono divulgativo di un saggio o di un racconto, i misteri che hanno fatto la storia del nostro paese a partire dagli anni ’60 del Novecento – senza evitare di scivolare più indietro quando un nesso da afferrare lo richieda – per spiegare l’enorme e apparentemente inarrestabile forza propulsiva del fenomeno ’ndranghetista.
Un'inchiesta che affonda le radici nella storia della 'ndrangheta svelando legami con massoneria, ambienti eversivi e mondo delle istituzioni. Emergono amicizie, relazioni e collegamenti tra uomini di altissimo livello e cosche. Un sistema di potere capace di rafforzarsi, rigenerarsi e mutare nonostante le sanguinose guerre tra clan, le morti e gli arresti. Attraverso fonti giudiziarie inedite il libro dimostra come le famiglie calabresi entrino prepotentemente in alcune delle storie più oscure d'Italia: dal tentato Golpe Borghese, alla strategia della tensione, passando per il rapimento di Aldo Moro, fino ad arrivare alla P2 e agli attentati contro le istituzioni negli anni '90. Una 'ndrangheta che si infiltra ovunque: nell'economia, nel sociale, nella chiesa e negli ambienti para-istituzionali, come i servizi segreti deviati. Prefazione di Federico Cafiero De Raho
Essere sempre pronti a uccidere chiunque, anche la propria madre. Fin da bambini. È questa la cifra che contraddistingue i killer della 'ndrangheta da tutti i loro "colleghi". Lontani dai freddi professionisti della morte protagonisti di molti film americani, servono un sistema criminale da cui si lasciano istruire, formare e coinvolgere totalmente. Conoscerli ci fa entrare in un mondo segreto di cui sono l'espressione violenta. Attraverso ogni dettaglio di un omicidio, i killer ci parlano dell'organizzazione più ricca, potente e spietata del mondo, governata da un codice ferreo e feroce. Nelle pagine di questo libro, Klaus Davi ci svela dieci sconcertanti ritratti di assassini, killer che non hanno esitato a fare decine di vittime, tra cui donne e bambini. Entrare nella loro mente è un viaggio inquietante e insieme illuminante. Perché se oggi la mafia dei colletti bianchi non uccide quasi più, l'omicidio rimane un'estrema soluzione sempre ben presente nella memoria collettiva, con tutto il suo potenziale di potere e di paura. È così che la 'ndrangheta dichiara al mondo che la sua legge prevale sulla legge dello Stato. Perché dare voce ai killer? Per Klaus Davi, ricondurre le loro azioni su un piano umano è un modo per svelare il meccanismo imponente che della 'ndrangheta ha fatto un impero mondiale. E per sperimentare una via di uscita alla ineluttabilità del male.
Se un tempo i suoi affiliati andavano a dorso di mulo, rubavano polli e vacche, e l'unica risorsa di cui disponevano era la violenza, oggi la 'ndrangheta è l'organizzazione criminale più ricca e più potente al mondo, con un fatturato annuo di diverse decine di miliardi di euro, in gran parte provenienti dal traffico internazionale di cocaina. Grazie alla sua enorme capacità di stringere relazioni con il potere, si è infatti radicata in quasi tutti i continenti e ha assunto una dimensione «globale», in un singolare connubio di tradizione e adattabilità, forza d'urto e mediazione, logiche tribali e cointeressenze politico-finanziarie. Ma è anche, incredibilmente, l'organizzazione mafiosa meno conosciuta, tanto che non molti anni fa, prima della strage di Duisburg in Germania (2007), era ancora considerata una versione casereccia e «stracciona» di Cosa nostra. Eppure la 'ndrangheta ha una storia antica, che affonda le radici nella Calabria ottocentesca e nei suoi difficili, talora drammatici rapporti con il nuovo Stato italiano, ha attraversato indenne due guerre mondiali, il fascismo e la liberazione, grazie anche alle colpevoli omissioni e sottovalutazioni della classe dirigente e della magistratura, e si è sviluppata e rafforzata, cambiando pelle e diversificando la propria attività criminale, nella Prima e nella Seconda Repubblica, grazie alla debolezza della politica, delle istituzioni e dell'economia che con essa hanno scelto di convivere. Spazzando via molti luoghi comuni e alla luce di una ricca mole di documenti e carte processuali, Nicola Gratteri, un magistrato che da trent'anni è in prima linea nella lotta contro la mafia calabrese, e Antonio Nicaso, scrittore e docente universitario che da trent'anni anni la studia e la analizza in ogni suo aspetto, ricostruiscono in dettaglio tutte le fasi evolutive della 'ndrangheta e raccontano come, lungo un'ininterrotta e feroce sequenza di delitti e omicidi, di violenze e sopraffazione, si è trasformata da cosca regionale eversiva e parassitaria in sistema di potere e di governo del territorio, che sta infiltrando e inquinando pericolosamente la politica e l'economia nazionale e internazionale. Con questo libro che è, insieme, un grido d'allarme e una dichiarazione di guerra, Gratteri e Nicaso intendono farci capire quanto necessario sia combattere con ogni mezzo questo «mostruoso animale giurassico che non si estingue, perché sono ancora in tanti a proteggerlo, a tutelarlo e a legittimarlo», e spezzare quell'oscuro grumo di potere che continua ad alimentarlo.
Un romanzo sulla Calabria criminale scritto da Amato Salvatore Campolo giovane professionista reggino, il quale ci restituisce un fazzoletto di Calabria imbastardita all’inverosimile, preda di avvoltoi pronti a cibarsi della sua carcassa e ricoprirla di cemento e sangue. Un luogo in cui vige solo ed esclusivamente la legge del più forte; un palcoscenico con tanti personaggi: politici, cravattari, criminali di vecchia data e nuove leve, uomini di chiesa, giornalisti, carabinieri e confidenti. Tutti pronti a sedersi al grande, squallido banchetto. Tutti con una loro storia. Tutti con un destino che s’intreccia. Soprattutto quello dei protagonisti di un romanzo che non spicca per la trama ma per il modo in cui è stato concepito; per la sua struttura che ben si presterebbe ad una sceneggiatura. Capu Locu e il giovane rampollo Domenico Tripodi sono gli unici che dall’inizio alla fine seguono i propri ideali, giusti o sbagliati che siano. Gli unici che emergono all’interno di una massa magmatica di cui è davvero difficile tracciare delle linee e in cui si fa molta fatica a trovare tracce di redenzione. E la forza di Terra Nostra sta proprio nel porre l’attenzione su un sottobosco che, attraverso gli occhi della finzione, potrebbe velare elementi di verosimiglianza e di aderenza ad una realtà che si fa strada attraverso i fatti di cronaca. E la legge rappresentata dal personaggio Jessica Castaldo, un maresciallo che deve far luce all’omicidio del padre e nello stesso tempo continuare la lotta contro i clan di ndrangheta. Un romanzo rilanciato e criticato più volte del noto giornalista e massmediologo Klaus Davi per la verosomiglianza ad alcuni personaggi criminali e fatti di cronaca realmente accaduti nella periferia sud di Reggio Calabria, nel cosiddetto "Triangolo delle Bermude" (copy Klaus Davi).
Un viaggio di 104 chilometri su una strada a doppio senso, stretta tra le acque del mar Jonio e le pendici dell’Aspromonte: il percorso da Reggio a Siderno dura solo un’ora e mezza di auto, ma dalla Calabria si ramifica attraverso cinque continenti e oltre quarant’anni di crimini. Dall’omicidio del potentissimo amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato Lodovico Ligato fino a maxioperazioni di riciclaggio a Hong Kong; dai rapporti privilegiati coi narcos colombiani fino al brutale assassinio del giornalista Ján Kuciak e della fidanzata Martina Kušnírová, in Slovacchia; dal più grande carico di ecstasy di tutti i tempi nascosto nel porto di Melbourne fino alle guerre che stanno insanguinando i sobborghi di Montréal e Toronto: guidare sulla Statale 106 significa risalire fino alla sorgente del fenomeno globale ’ndrangheta, un’organizzazione capace di celebrare i riti ancestrali di una Madonna in lacrime mentre mette a segno spericolate operazioni finanziarie internazionali da milioni di euro. "Statale 106" è un viaggio dentro la storia e la psicogeografia, e il suo punto d’arrivo non può che essere quello di decifrare la mente degli affiliati. Con l’istinto del giornalista d’inchiesta, la passione del romanziere e l’emozione di chi racconta la propria terra d’origine, Antonio Talia ha costruito un reportage lucido e pieno di rabbia, un’immersione nel male che ha il sapore aspro della verità.
8. 'NDRANGHETA ADDOSSO. Un libro di Cosimo Sframeli. È la storia lucida, spietata e cruda sin dagli anni ’80, una sorta di reportage di guerra dalla Calabria. Con coscienza e onestà, il libro offre l’idea di un’immanenza catastrofica della vita naturale calabrese, proprio come avviene in guerra, preda della ‘ndrangheta e di certe categorie di Istituzioni. Sembra che in questa parte del Meridione non ci siano persone che amino, che vivano, che si divertono, che ridano e piangano. In una parola: è un territorio costellato d’intense battaglie dove incombe minacciosa un’ombra nera, che tutto oscura, anche il potente sole dello Jonio. È storia vissuta in Calabria, terra di frontiera, in cui vengono esposti tanti interrogativi, considerando le difficoltà di coloro che ci vivono, e dove è descritta la sua bellezza. Un lembo di terra meraviglioso e terribile, accogliente e violento, senza speranza eppure pieno di persone per bene, con il suo splendido mare e lo sbalorditivo Aspromonte. La gente di Calabria riparte dall’onorabilità violata da quelle persone disoneste.
Il romanzo dello scrittore Mimmo Gangemi che è diventato un film, racconta la storia di un magistrato indolente costretto a diventare eroe suo malgrado. Un vecchio padrino che parla come un oracolo e dal carcere orienta le indagini. Perché quelli che sembrano omicidi di 'ndrangheta forse non lo sono. Forse hanno a che fare addirittura con le navi dei veleni e le scorie seppellite nella "spianata dell'infamia". L'anima feroce e abietta della 'ndrangheta per la prima volta racchiusa in un romanzo. Un giudice muore per mano di balordi. E i balordi muoiono per mano della 'ndrangheta, che non tollera si disturbi il prosperare dei suoi affari. Almeno, cosi sembra. Alberto Lenzi, magistrato scioperato e donnaiolo, colpito dalla morte del collega e amico, si tuffa a capofitto nelle indagini. Lo instradano in una diversa direzione le sibilline, gustose parabole di don Mico Rota, capobastone della 'ndrangheta, e il fortuito emergere di elementi legati a un traffico di rifiuti tossici. Una "commedia umana" dove si muovono personaggi verissimi, contraddittori, sfaccettati, che inseguendo il proprio meschino tornaconto arrivano tuttavia a svelare una realtà che va molto oltre la 'ndrangheta.
Andrea Galli e Giuseppe Lumia tratteggiano l'epopea di un'esistenza tenebrosa e insieme un mosaico storico, antropologico e sociale della criminalità organizzata, scavando a fondo per ricostruire la genesi di un regno del Male capace di unire globale e locale, innovazione e tradizione. Ma nemmeno il potere della 'ndrangheta è invincibile, e sul cammino del Supremo incombe un avversario più tenace, pronto a battersi senza tregua.
Questa è la storia di una lunga guerra, che affonda le radici nell'antica leggenda di Osso, Mastrosso e Carcagnosso, approda sulle coste del Sud per tramutarsi in mito fondativo, bagna di sangue una regione e si impone nelle odierne connection criminali tra gli hub e le metropoli d'Italia, d'Europa, del mondo. Una storia così terribile da trascendere quasi la realtà, e che ha un protagonista d'eccezione. Cresciuto ad Archi, antico quartiere di Reggio Calabria che affaccia sullo stretto di Messina, Pasquale Condello milita precocissimo nelle cosche, diviene fidato scudiero del potente clan dei De Stefano, killer letale della prima guerra di 'ndrangheta e stratega vincente della seconda. Fino a diventare il numero uno: il Supremo. Dal contrabbando di sigarette negli anni Settanta all'esplosione del narcotraffico su scala internazionale, passando per le confluenze con sfere corrotte dell'imprenditoria, della politica e della massoneria deviata, lo scenario in cui si esprime l'irresistibile ascesa di Condello copre trent'anni di Repubblica italiana, lasciando un'interminabile scia di efferati delitti.
La redazione Blog GiallieNeri
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