giovedì 27 gennaio 2022

I KILLER DELLA 'NDRANGHETA di Klaus Davi

IL LIBRO 
Essere sempre pronti a uccidere chiunque, anche la propria madre. Fin da bambini. È questa la cifra che contraddistingue i killer della 'ndrangheta da tutti i loro "colleghi". Lontani dai freddi professionisti della morte protagonisti di molti film americani, servono un sistema criminale da cui si lasciano istruire, formare e coinvolgere totalmente. Conoscerli ci fa entrare in un mondo segreto di cui sono l'espressione violenta. Attraverso ogni dettaglio di un omicidio, i killer ci parlano dell'organizzazione più ricca, potente e spietata del mondo, governata da un codice ferreo e feroce. Nelle pagine di questo libro, Klaus Davi ci svela dieci sconcertanti ritratti di assassini, killer che non hanno esitato a fare decine di vittime, tra cui donne e bambini. Entrare nella loro mente è un viaggio inquietante e insieme illuminante. Perché se oggi la mafia dei colletti bianchi non uccide quasi più, l'omicidio rimane un'estrema soluzione sempre ben presente nella memoria collettiva, con tutto il suo potenziale di potere e di paura. È così che la 'ndrangheta dichiara al mondo che la sua legge prevale sulla legge dello Stato. Perché dare voce ai killer? Per Klaus Davi, ricondurre le loro azioni su un piano umano è un modo per svelare il meccanismo imponente che della 'ndrangheta ha fatto un impero mondiale. E per sperimentare una via di uscita alla ineluttabilità del male.

ESTRATTO
I killer: uomini forti. O forse no 
Infatti, se si considerano tutti gli omicidi di ’ndrangheta dal 1980-1990 a oggi, forse per appena il 7-8%, al massimo per il 10% è stato possibile identificare il colpevole. I killer e chi li muove sanno che possono contare sulla totale indisponibilità o reticenza di eventuali testimoni chiamati a deporre. Per esempio, nel caso del clamoroso omicidio del dottor Ceratti (ne parleremo nel capitolo 5), avvenuto a colpi di pistola nel suo ambulatorio mentre stava visitando un paziente, quest’ultimo disse di non aver sentito nulla se non alcune esplosioni di mortaretto e di non essersi accorto di nulla! In tale contesto, un killer in procinto di agire sa benissimo che, se anche va male qualcosa e qualcuno lo vede o può avere delle indicazioni, non rischia nulla . Così come si sa benissimo quale sia la provenienza delle armi usate di volta in volta per i delitti di ’ndrangheta: dalla Locride, dal Cosentino, dal Vibonese, dal Crotonese e così via. C’è, in definitiva, un senso di impunità tale per cui il killer non si preoccupa di nascondere le reali prove, non si preoccupa di occultare, l’unica cosa di cui si preoccupa è fare quello che deve fare: uccidere e allontanarsi.
In passato, invece, l’omicidio occupava un ruolo molto più importante: la ’ndrangheta ne aveva bisogno per ribadire il proprio potere, scatenando una faida o punendo qualcuno che aveva trasgredito, dando anzitutto un messaggio in codice a qualcuno all’interno dello stesso sistema e, solo marginalmente, allo stato. In una sorta di mondo che parla a se stesso, un mondo in cui quasi mai la via giusta è quella diretta, l’omicidio era un segnale a cui i clan e le comunità ricorrevano con frequenza per comunicare al proprio interno e tra loro, anzitutto perché lo stato controllava molto meno il territorio, poi perché gli omicidi venivano perseguiti più debolmente e sostanzialmente con meno rischi; praticarlo aveva un ritorno sociale molto elevato: chi doveva capire capiva e si regolava di conseguenza. Si calcola che in Calabria siano migliaia i casi insoluti di omicidio per mano della ’ndrangheta, insoluti anche per la fatica dello stato a farvi fronte. Omicidi “strategici”, di una o più persone, volti a stabilire nuovi equilibri fra ’ndrine, come pure omicidi riguardanti il più delle volte una persona al di fuori dei giri criminali, come segnale dato a un certo ambiente o a una certa persona per attività che davano fastidio.

L'AUTORE (Biografia de "Il Libraio.it")
Klaus Davi, scrittore, imprenditore e giornalista, è noto al grande pubblico per le sue apparizioni televisive (Domenica In, Tg3, Porta a porta). La sua agenzia di comunicazione Klaus Davi & Co. ha tra i suoi clienti diverse grandi aziende italiane e straniere. Ha creato su YouTube il canale «KlausCondicio», con interviste a personaggi dell’attualità (non solo politica) che spesso finiscono sulle prime pagine dei giornali.

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