mercoledì 17 novembre 2021

UN BREVE ESTRATTO DEL ROMANZO "L'ANGELO VESTE SADO" DI SILVIA ALONSO


ESTRATTO
Era un bianco di neve assoluto, luminoso e puro. Il candore di un giglio che nessuna mano umana avrebbe osato violare. Giaceva così, steso per terra, il volto sognante come l’estasi che gli si leggeva sul volto.
Un frammento di perfezione. Camelie sul muschio. Il rosso purpureo di quella rosa incontaminata zampillava ancora qualche goccia dalle ferite. Un contrasto perfetto sulla moquette beige, petali appena sparsi su un manto erboso. Sembrava un dolce giaciglio, un’accogliente alcova per il suo ultimo respiro di vita. Come fanno le bambinaie quando si viene al mondo, il tepore del pavimento lo stava cullando tra le sue braccia, dove avrebbe dormito per sempre.
Ma in quel momento la ragazza non poteva soffermarsi a godere di quella perfezione. Qualcosa di più urgente le soffiava sul collo, incalzandola in una morsa tagliente. Era questione di vita o di morte: doveva darsi alla fuga. Era necessario restare lucida, per dominare i pochi istanti di vantaggio che le restavano sul nemico. Dopo, sarebbe stato tutto più difficile. Il frastuono delle sirene spiegate, la polizia, le indagini, la raffica di domande che avrebbe visto grandinare sopra di sé come in un voice over.
Prese svelta ogni cosa, attenta a non lasciare indizi. Con movimenti fermi e sicuri ripiegò alla svelta, ma con cura, tutti gli attrezzi di tortura, per sistemarli nel borsone della palestra. Le era rimasto solo il tempo di infilarsi gli anfibi e i jeans slavati. Per ritornare nella solita versione rassicurante, quella di sempre: la parte della ragazzina pulita che era solita interpretare di giorno.​ Un ruolo che le era sempre riuscito naturale.
Come nel peggiore degli incubi, le pareti di quella lussuosa stanza sembravano essersi di colpo amplificate per poi richiudersi su lei, strette in una morsa tagliente. Il soffitto viola faceva da risonanza a quell’atmosfera surreale. Non avesse trattenuto l’urlo, si sarebbe sentita al centro di un remake contemporaneo del noto quadro di Munch.
In mezzo a quella Morte assordante, che dominava la scena, tutto era rimasto immobile, sospeso in un fermo immagine senza tempo. Ma fuori, la notte galoppava. Oltre quella porta, la vita avrebbe ripreso i confini della normalità. Si trattava di varcarla a doppia velocità, nel debole margine di libertà che le restava, dilatando al massimo lo spiraglio che si era aperta tra il delitto e la sua imminente scoperta. Imboccò la porta e si tuffò nelle luci della strada.

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