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sabato 6 novembre 2021

Il (Noir) Mediterraneo protagonista di violenza e criminalità organizzata

Suburra di
Bonini e De Cataldo
(ambientato a Roma)
Può il bacino del Mediterraneo venir rappresentato come un’unita criminale, nella quale si sviluppi una sorta di male oscuro, che corroda la società civile? La risposta è sì, poichè, nonostante le sfaccettature e le differenze culturali, sono parecchie le somiglianze che avvicinano le varie città che sono state protagoniste della stagione del noir mediterraneo.
Terra alta di
Javier Cercas
(ambientato a Barcellona)
Nel corso dei secoli, come scrive Sandro Ferri in un articolo intitolato “Azzurro e nero”, il Mediterraneo si è reso protagonista indiscusso della violenza e del crimine (sia reale che letterario). Basti pensare alle gesta degli eroi cantate nell’Iliade (una vera e propria “guerra mondiale” dell’antichità). Oppure collegarsi a crimini e omicidi illustri come quello nel quale venne coinvolto Giulio Cesare, ucciso per mano dello stesso figlio adottivo Bruto. La storia del bacino del Mediterraneo è segnata da scontri tra civiltà, dominazioni, soprusi e crimini mai dimenticati. E c’è anche un elemento culturale dominante: la faida.
Il termine faida deriva dal tedesco antico e descrive la possibilità per un uomo che ha subito un sopruso di vendicarsi attraverso l’uso indiscriminato della violenza. Traslato sotto il sole del Mediterraneo, il termine indica sovente quelle interminabili scie di sangue che caratterizzano i rapporti tra varie famiglie. Oggi la parola faida viene utilizzata per indicare le guerre che avvengono nella criminalità organizzata ma la pratica della “vendetta” è un uso diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo. La faida è un fenomeno che scaturisce da una forte denotazione culturale: il senso dell’onore. Il pastore che è stato derubato del bestiamo (abigeato), la donna violentata, l’uomo che è stato insultato, sono tutte situazioni nelle quali è giustificata (se non addirittura auspicata) la vendetta. L’onore è il valore più importante per una persona e anche solo la possibilità che questo venga infangato o messo in discussione rappresenta un’onta irreparabile, che può condurre all’infamia o all’allontanamento dalla comunità. Molto forte è l’immagine della donna corsa che affonda le dita nel corpo privo di vita del marito e che sporchi i visi dei figli con il sangue del padre morto, al fine di imprimere nelle loro anime il seme della vendetta. 
Chourmo di Izzo
(ambientato a Marsiglia)
Che la si chiami “venganza”, “venditta”, “desamistade”, “eksichisi”, “vilanza” o “minditta” (rispettivamente in catalano, corso, sardo, greco, siciliano e calabrese) la sostanza non cambia. Si tratta della risposta violenza perpetrata da un uomo nei confronti di chi gli ha fatto un torto. Questo forte sentimento di “salvaguardia” dell’onore avrebbe portato, nei corso dei secoli, alla creazione di infinite e radicate faide familiari. A Creta, nella regione di Sfakia, nel sud dell’isola, è ancora viva un’antica faida tra le due famiglie più importanti del luogo e si dice abbia portato all’uccisione di quasi 900 persone. 
Anime nere di
Gioacchino Criaco 
(ambientato in Calabria)
Il fattore culturale della faida è ovviamente una questione del passato anche se ancora oggi è possibile ascoltare i canti sull’onore e sulla vendetta personale. Esemplare è la canzone “Vendetta”, del gruppo sardo tradizionale “Coro di Usini”, le cui parole (tradotte) recitano più o meno così: “Il sangue sardo si ribella, io dovevo cercarlo e  compiere la mia vendetta. Aveva ucciso mio fratello, che era anche tuo figlio, o madre mia, l’assassino doveva pagare con la stessa moneta. Non si poteva sopportare tanto dolore, o madre mia. Io dovevo colpirlo malamente e l’ho massacrato barbaramente.”
Gomorra di
Roberto Saviano 
(ambientato a Napoli)
Oggi la situazione è differente. Il mondo è globalizzato e anche il bacino del Mediterraneo ha stravolto le sue tradizioni e la sua cultura. Oggi il crimine principale non è la vendetta o gli omicidi d’onore, bensì si parla di sofisticazione alimentare, traffico di stupefacenti, prostituzione, inquinamento indiscriminato, sfruttamento del territorio e infiltrazione della criminalità nel tessuto sociale. 
Non ha caso il bacino del Mediterraneo è considerata la zona dove c’è il maggior riciclo di denaro sporco a livello mondiale. Il flusso del denaro è costante e questo porta alla presenza di un gran numero di entità organizzate. E dove c’è qualcosa di oscuro c’è anche un autore pronto a raccontarlo. Questo è dunque il sottobosco culturale e sociale che ha dato il via alla nascita del “noir mediterraneo”.

La redazione Gialli&Neri                                            

Salvatore Gargiulo ci parla del suo romanzo "Le indagini del commissario Vallone"


1) Benvenuto su "Gialli & neri", Salvatore. Cosa significa scrivere per te?
Grazie a te per l’invito e per l’intervista. Oltre la passione per me scrivere è diventato una cura, ho bisogno di creare per superare delle difficoltà della vita.

2) Quando hai pubblicato il primo libro? È stato difficile? 
Il mio primo libro è stato nel 2010, ho creato un libro fotografico intitolato “Filo invisibile”. È stato un progetto per aiutare un’associazione di una malattia rara. Scrivere questo libro non è stato  difficile, perché essendo fotografo mi è stato facile produrre delle immagini di qualità e  inserirle  nel libro. Invece ,tutto è stato difficile quando ho pensato di creare dei racconti gialli. Quando si inizia una nuova attività non è sempre così facile come si pensa, ci sono tante situazioni da valutare e da imparare.

3) Quali sono gli ingredienti che servono in un giallo?
Gli ingredienti sono tanti, ma possono anche essere pochi, l’importante è che questi ingredienti si mettono insieme  in modo giusto per creare curiosità e coinvolgere il lettore nella trama.   

4) Da dove nasce la storia di "Le indagini del commissario Vallone"?
Questa è una bella domanda è difficile da spiegare. Le storie che scrivo sono tutte di fantasia. Ma le creo in modo da essere più realistiche possibile. Il commissario Vallone è nato mentre pensavo alla crudeltà dei pedofili, le  persone adulte che approfittano dei bambini innocenti. E questo mi fa rabbia.

5) Il punto forte? E di debolezza del tuo libro?
Personalmente non posso dirti che il mio racconto non ha punti deboli e né forti, sono i lettori che decidono il destino di un libro. Per me è fantastico.

6) Ti ha aiutato l’utilizzo dei social network per la promozione?
Credo di sì, ho conosciuto tante persone che mi hanno detto che il libro è piaciuto.

7) Stai lavorando a un nuovo libro? Se sì, può darci qualche anticipazione?​Ho molte idee, ma proprio in questi giorni è uscito un nuovo libro, un thriller mozzafiato ambientato in America intitolato: “La baia di Miami”.
8) Ti ringrazio per il tempo dedicato, vuoi dirci ancora qualcosa?
Grazie  a te e a  tutti i partecipanti del blog. L’ultima cosa che vorrei dire è che nella vita bisogna emozionarsi per fare emozionare. 

La redazione Gialli&Neri

"Terra nostra" un noir del XXI secolo che racconta le vicende di due clan calabresi

TERRA NOSTRA UN ROMANZO NOIR... "CALABRESE DOC"
Terra Nostra è il romanzo d'esordio stile giallo-noir dello scrittore Amato Salvatore Campolo, nato e cresciuto in un paesino della provincia di Reggio Calabria. Il libro, anche se di pura fantasia, proietta un’immagine ben specifica del fazzoletto di terra calabra che si affaccia sul mar Jonio in riva allo stretto, quella della vita di intere famiglie criminali: una vita di omertà, di violenza; ma anche di forti legami famigliari, dove le tradizioni non solo sopravvivono, ma diventano un punto di riferimento su cui orientare la propria esistenza. In questo viaggio nei paesi immaginari di Casalotto, Bovese e Trimpoli, conosceremo boss di vecchio stampo, criminali di “nuova generazione”, imprenditori corrotti, disoccupati disperati, cinici doppiogiochisti, picciotti e killer senza scrupoli. La dimensione “famigliare” è la chiave di tutto: sono descritti non solo i criminali, ma anche i loro fratelli, cognati, cugini, e soprattutto le loro donne; mogli, fidanzate, madri e figlie in “Terra Nostra” non sono solo figure di contorno, ma giocano un ruolo fondamentale, e senza di loro non è veramente possibile comprendere le motivazioni dietro i comportamenti criminali, le dinamiche che contraddistinguono i veri protagonisti del romanzo.

La trama
2008, litorale jonico; dopo le sanguinose guerre di ‘ndrangheta degli anni ’80, nei territori di Casalotto e Bovese emerge un nuovo “Capu Locu”. È Giovanni Romeo, gestore di un distributore di benzina sulla statale, che si avvicina al clan Macrì e estende negli anni successivi il suo controllo sulla zona: per auto rubate, litigi tra amici o spartizioni di lavoro, la gente del posto si rivolge a lui invece che alle forze dell’ordine. Ovviamente, le nuove attività richiedono la sua “protezione”, in cambio di appalti ad aziende amiche o assunzioni “su richiesta”; Capu Locu e i suoi uomini non lasciano quindi indisturbato un solo cantiere, che sia di un centro commerciale o persino di una chiesa, senza esitare a ricorrere a intimidazioni e perfino a sporcarsi le mani di sangue. Il nome di Giovanni Romeo, e dietro di lui quello dei Macrì, diventano sempre più importanti a Casalotto, e la festa patronale del 2010 diventa una consacrazione a tutti gli effetti per il “Capu Locu”.
Non a tutti, però, questa situazione va a genio: sicuramente non a Jessica Castaldo, “Maresciallo” fresca di nomina ma carismatica e determinata, in cerca di giustizia per suo padre, brigadiere rimasto ucciso pochi anni prima in circostanze poco chiare. Insieme ai suoi appuntati, il maresciallo si metterà sulle tracce degli uomini di Romeo e dei Macrì e dei loro crimini, con l’obiettivo di smantellare la rete di ‘ndrangheta locale. E non va a genio nemmeno a Domenico Tripodi, nipote di Giovanni Ferraro, boss della zona negli anni ’80 e in carcere dal decenni. Domenico, nonostante la sua giovane età, è scaltro e sa muoversi bene: aiutato dai suoi cari amici e da un colpo di fortuna in cui trova l’eredità del nonno, preferisce muoversi nell’ombra invece di stare sotto i riflettori come Capu Locu.
Ma gli equilibri sono destinati a cambiare. Il maresciallo, infatti, arresta alcuni degli uomini di Romeo per crimini minori e, nonostante la loro omertà, riesce a ricostruire l’intero giro di intimidazioni e aggressioni della cosca di ‘ndrangheta, portando all’incarcerazione di Romeo e dei Macrì nel 2012.

Il vuoto di potere che ne consegue sarà presto colmato da nuovi eventi: l’uscita dal carcere prima del padre di Domenico, Filippo, e del pluripregiudicato Giacomo Mancuso "u Geometra". “Terra Nostra” si conclude chiudendo l’arco narrativo dei personaggi principali, ma prospettando una nuova “minaccia” che incombe…
Raccontando l’ascesa e il declino di “Capu Locu”, ma descrivendo con vivacità i personaggi più disparati che lo circondano, Campolo descrive in presa diretta, con dialoghi brevi ma intensi, le "imprese" ma anche la vita quotidiana delle famiglie di ‘ndrangheta che gestiscono quel fazzoletto di terra calabra in riva allo Stretto. “Terra Nostra” è una crime story all’italiana che restituisce con grande credibilità l’atmosfera che si respira laddove la criminalità regna ancora sovrana nella rete imprenditoriale e nella stessa vita di paese.

L'intervista ad Alessandro Falanga, lo scrittore di "BOLIDI" un thriller-horror da non perdere

Alessandro Falanga

1) Benvenuto su "Gialli & neri", Alessandro. Cosa significa scrivere per te?

Grazie a voi per l'invito. Scrivere è libertà, possibilità di esprimersi a 360° e occasione per narrare la realtà, prendendola spesso anche in giro per come è fatta.


2) Quando hai pubblicato il primo libro? È stato difficile?

Ho pubblicato il primo libro (Far from Dead, un thriller/horror zombie) lo scorso annoNon è stato tanto difficile scrivere la storia o seguire un senso logico per collegare gli eventi. Le maggiori difficoltà le ho avute nel convincermi a pubblicare. Mi spiego meglio. Ho iniziato a buttare su carta le mie idee circa otto anni fa. Fino allo scorso anno, però, il timore di poter ricevere solamente critiche negative mi ha bloccato e quindi ho preferito conservare, gelosamente, quanto fatto. Lo scorso 2020, complice anche il lockdown, ho deciso finalmente di confrontarmi con il pubblico e le soddisfazioni non sono mancate per nulla. Quel primo romanzo mi ha dato la forza per scriverne un altro (Chi non terrorizza si ammala di terrore) e la recente raccolta di racconti (Bolidi).


3) Quali sono gli ingredienti che servono in un thriller-horror?

Per me l'horror rappresenta la metafora migliore per descrivere la realtà. Tutto ciò che scrivo è ripreso da eventi realmente accaduti, considerazioni sul mondo che viviamo e spazi che io condivido con le persone nella vita di tutti i giorni. Quindi gli ingredienti migliori, secondo me, sono rappresentati da tutto ciò che vediamo e che intendiamo mettere in risalto attraverso le storie.


4) Da dove nasce la storia di "Bolidi"?

Bolidi nasce da un percorso cominciato otto anni fa. Una delle storie di base è La ridente cittadina, scritta proprio in quel periodo. Tutte le altre, poi, sono venute di getto nel 2020. Come se la voglia di raccontare fosse talmente tanta da dover rendere partecipi tutti, attraverso gli scritti, delle sensazioni provate e delle esperienze vissute da me durante l'ultimo anno.


5) Il punto forte? E di debolezza del tuo libro?

Il punto forte è sicuramente la scorrevolezza e il dinamismo dei dieci racconti che permettono al lettore di non annoiarsi, immergersi direttamente nelle storie narrate e cambiare scenario di volta in volta. La debolezza, forse, è data dal genere. Non tutti sono appassionati di thriller/horror, ma posso garantire che Bolidi va oltre quelli che sono gli schemi classici mirando proprio a coinvolgere anche i neofiti.


6) Ti ha aiutato l’utilizzo dei social network per la promozione?

I social network fanno la loro parte, ma le presentazioni e le chiacchierate dal vivo mi hanno permesso di arrivare anche dove non speravo.


7) Stai lavorando a un nuovo libro? Se sì, può darci qualche anticipazione?

Al momento sto lavorando ad un nuovo romanzo. Rappresenta un grande sfida per me, anche perché sto cercando di unire diversi generi. Oltre a questo, inoltre, ho già pronto il seguito del primo libro e qualche altro scritto è in via di definizione.


8) Ti ringrazio per il tempo dedicato, vuoi dirci ancora qualcosa?

Grazie a voi. Parlare di libri e di piccole realtà non è mai scontato. Chi, come voi, lo fa permette sia di far conoscere una mondo spesso schiacciato dalla grande editoria che un sottobosco letterario per nulla da ignorare. Grazie ancora.


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6 novembre 2021,

La redazione Gialli&Neri